Foto di scena: Macbeth – essere (e) tempo, al Teatro Sala Fontana di Milano dal 7 al 9 aprile 2017
Foto di scena: Macbeth – essere (e) tempo, al Teatro Sala Fontana di Milano dal 7 al 9 aprile 2017
Foto di scena: Macbeth – essere (e) tempo © Archiviozeta

Al Teatro Sala Fontana l’incontro tra William Shakespeare e Martin Heidegger

La mappa spaziotemporale utilizzata in scena è sicuramente indicativa di uno stare (esser-ci) nel tempo d’ispirazione heideggeriana, visualizzata in una proiezione profetica, simile all’akasa, il papiro celeste in cui sono tracciati tutti i destini dell’umanità. Chiaro quindi che la versione di Macbeth ideata da Archiviozeta, con drammaturgia e regia di Gianluca Guidoni ed Enrica Sangiovanni, andata in scena al Teatro Sala Fontana di Milano dal 7 al 9 aprile, riesca a utilizzare la tragedia di Shakespeare quale  tappeto teatrale in cui i tessuti elaborati del bardo della modernità si possono intrecciare con altre vicende drammatiche, come il piano di volo e sgancio della prima bomba atomica su Hiroshima, il 6 agosto 1945, da parte del Capitano Robert Lewis a bordo dell’Enola Gay.

In-der-Welt-sein traduce quell’essere-nel-mondo teorizzato in Sein und Zeit (Essere e Tempo) di Martin Heidegger che qui, nel tabernacolo laico definito dal palcoscenico, assume caratteristiche di atemporalità o, perlomeno, compresenze spettrali dentro un uovo alchemico in cui i personaggi di Macbeth arrivano irrimediabilmente al compimento del proprio fato secondo quanto annunciato dalle profezie delle streghe.

Parlare di climax in questo spettacolo è fuori luogo. Appunto per le caratteristiche che esprime, tutto appare sapientemente dilatato, addirittura un incubo verso la fine. Macduff decapita Macbeth, anche se non visibilmente, in un’atmosfera divenuta ormai insopportabile, mentre in precedenza Banquo e le altre vittime appaiono ancora, come Lady Macbeth, personaggi terreni, persino sanguigni, vittime o carnefici in un avvicendamento che si deve compiere per giustificare la fine del New Drama. La quale, però, arriva accompagnata da un’inquietudine, quella che lega la caduta di Macbeth alla contemporaneità, soprattutto quando dietro si adombra il pensiero di Heidegger.

L’utopia che esprime il “nessun luogo” è evidente nella determinazione dell’angoscia e nel mondo che la precede. Il dubbio parte dalla Die Sorge, la Cura, non separabile dall’inautenticità, e comunque  espressione della proiezione “in avanti” dell’Uomo. Desiderio e impulsività sono conseguenze di questa corsa, possono esserne i naturali epigoni. Pertanto lo spettacolo lascia aperta la domanda: quale Essere nell’esser-ci prevede l’umanità? Ovvero, quale Cura? Un dubbio quanto meno suggestivo nel presente, dove la minaccia di un’imprevedibile destino ancora non si riveste di consapevolezza e quindi lascia completamente nell’inautenticità il soggetto umano. Un plauso al lavoro teatrale per avere affrontato l’enigma …

Giudizio: ***

Produzione ARCHIVIO ZETA E ELSINOR

Macbeth – essere (e) tempo di William Shakespeare
Regia e drammaturgia di Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
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Partitura sonora: Patrizio Barontini
Tecnica: Andrea Sangiovanni
Coordinamento organizzativo: Luisa Costa
Cura: Rossella Menna

Milano, Teatro Sala Fontana, via Boltraffio 21
Dal 7 al 9 aprile 2017
www.esinor.net
www.teatrosalafontana.it