Foto: cover dell’incontro tra Floyd Mayweather e Manny Pacquiao, Las Vegas 2 maggio 2015
Foto: cover dell’incontro tra Floyd Mayweather e Manny Pacquiao, Las Vegas 2 maggio 2015
Foto: cover dell’incontro tra Floyd Mayweather e Manny Pacquiao

L’hanno a più riprese definito il match del secolo. Quello avvenuto tra Floyd Mayweather e Manny Pacquiao sabato 2 maggio a Las Vegas, vinto ai punti dal pugile americano, più che un incontro è parso una telenovela non priva di sorprese.
Attorno ai due contendenti si sono sviluppati eventi e aspettative persino esagerati, considerando anche che i due boxeur si sono presentati al big match alla veneranda età rispettivamente di 38 e 36 anni.

Il promoter Bob Arum ha confessato candidamente al canale tv Espn che “l’evento sportivo più atteso di questo 2015 ha generato un giro d’affari di oltre 400 milioni”. Una vera “mania”, che ha spinto migliaia di persone a pagare 10 euro soltanto per assistere alla cerimonia della pesatura, una roba mai vista prima. E con la vendita dei 17.000 tagliandi, che avrebbe portato nei botteghini una cifra record superiore ai 70 milioni, con prezzi che variavano dai 1500 ai 10.000 dollari, e addirittura fino a 128.000 dollari a bordo ring. Ovvio che con questi prezzi si siano viste flotte di vip hollywoodiani e non, da De Niro a Denzel Washington, da Andrè Agassi a Mike Tyson. Con l’amico e socio di Mayweather Justin Bieber a fare da promoter tra i divi del jet set, le performance pre-match dei migliori rapper e comici su piazza, e finanche marcette eseguite dalle bande universitarie.
E l’incontro? In verità uno spettacolo mediocre, che ha visto per dodici riprese il picchiatore Pacquiao inseguire il veloce e più tecnicamente dotato campione americano, senza quasi colpo ferire d’ambo le parti. I giudici hanno visto una vittoria larga di Mayweather (118-110, 116-112, 116-112), ma forse si erano fatti distrarre dalla nuova fiamma di Justin Bieber.

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Onestamente un pari sarebbe stato più equo, forse anche una vittoria di misura a favore di Pacquiao, se non altro per aver acceso il match nella quarta e sesta ripresa, nelle quali aveva messo alle corde l’afro-americano. E stranamente fermandosi nell’azione di attacco proprio al suo culmine. Per colpa della spalla, si sarebbe poi giustificato Pacquiao. E qui ecco il colpo di scena, con la rivelazione del chirurgo ortopedico Neal ElAttrache: “C’è una risonanza magnetica che conferma uno strappo muscolare alla spalla” (fonte: “Il Messaggero”).
Pare che il boxeur filippino abbia nascosto la reale entità del malanno, limitandosi a chiedere un anti-infiammatorio a poche ore dal match. Richiesta peraltro negata, come ha confermato il presidente della commissione atletica del Nevada Francisco Aguilar: “Noi non avevamo nessuna comunicazione precedente di un infortunio in atto, e per onestà nei confronti di Mayweather non abbiamo potuto acconsentire” (fonte: “Gazzetta dello Sport”). All’orizzonte si profila una dura sanzione disciplinare per “Pacman”, che intanto si prepara all’operazione chirurgica.

Finite qua le sorprese? Macchè. Floyd Mayweather nel frattempo con grande umiltà si auto-definisce il miglior pugile della storia, meglio dei vari Mohammed Alì e Rocky Marciano, o per rimanere in categorie di peso a lui più vicine, dei vari Sugar Ray Robinson, Sugar Leonard o Marvin Hagler, giusto per citarne alcuni. E clamorosamente, parlando di Pacquiao, a Espn rivela: “Potremmo fare un altro match entro un anno dalla sua operazione alla spalla”.
Senso di sportività? A sentire l’intervista riportata qualche giorno fa su “gazzetta.it”, qualche piccolo, leggero dubbio in merito ce l’avremmo, se non altro quando racconta “A fine match tornerò a casa, come succede da 10 anni a questa parte, e penserò a guardare l’assegno a sette cifre che mi arriva ogni mese”.
Un vero esempio per i giovani, e per tutta la “nobile arte”.