Al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano fino a domenica 25 giugno è in scena lo spettacolo di Giorgio Gaber del 1976 con adattamento e regia di Emilio Russo. Un lavoro di svolta del fondatore del teatro canzone che sottolinea con ironia spesso amara l’attualità delle contraddizioni e distorsioni dialettiche di quel periodo
Il 1976 fu un anno topico per l’Italia, almeno dal punto di vista delle aspettative politiche e sociali. Le elezioni del 21 giugno vissero la campagna elettorale in virtù di un possibile “sorpasso” del Partito Comunista Italiano nei confronti della Democrazia Cristiana nelle preferenze di voto. In realtà ciò non avvenne, tuttavia il principale partito di opposizione ebbe una crescita elettorale tale da far dichiarare ad Aldo Moro, presidente della Dc, una vittoria di entrambe le formazioni politiche, avviando di fatto quel clima politico e istituzionale noto come “compromesso storico”. Lo spettacolo Libertà obbligatoria firmato da GiorgioGaber e Sandro Luporini nacque in quel particolare contesto, dove gli echi della contestazione e delle grandi riforme sociali si avviavano verso una sorta di normalizzazione, i cui effetti non erano ancora ben chiari agli stessi militanti “severi” che avevano avuto fino a quel momento un ruolo di primo piano nella scena culturale e politica del Paese. Il nuovo lavoro teatrale, l’ultimo curato negli arrangiamenti da Giorgio Casellato e dove di contro Gaber assunse per la prima volta anche il ruolo di musicista presentandosi in scena con una chitarra acustica, segnò la fine del confronto degli autori con il Sessantotto, iniziato a partire da Dialogo tra un impiegato e un non so, in quanto fenomeno ormai esautorato e trasmutato in una nuova caratterizzazione sociale, con le identità valoriali e ideologiche più attive che rivestivano ormai un abito di facciata decontestualizzato dalla vita reale. Il repertorio, in cui debuttano pezzi come Le elezioni e Si può, è costituito da prose e canzoni che partono da un’impietosa disamina del comportamento individuale per delineare una satira di costume, fino a una vera e propria ironia politica e sociale dai tratti agrodolci e amari.
L’adattamento e regia di Emilio Russo sviluppa l’ambito drammaturgico nella cornice di un “teatro nel teatro”, già caro a Goldoni e Pirandello, dove una compagnia si sta preparando alla realizzazione di uno spettacolo in un clima di malumori con tanto di difficoltà tecniche e logistiche. Lo stratagemma permette un avvio morbido e disincantato che cresce nel climax con gag e canzoni, al punto da raggiungere l’apoteosi nella seconda parte.
Sul palco, insieme alla coppia consolidata formata dalla straordinaria Andrea Mirò, che come sempre si dimostra un’artista a tutto campo come interprete e solista, e l’altrettanto bravo Enrico Ballardini, si sono aggiunti i navigati attori Sara Bertelà e Gianluigi Fogacci. Un cast, accompagnato dall’immancabile Musica da Ripostiglio, che riesce a condurre il pubblico tra gli alambicchi del pensiero gaberiano, conferendo una vicinanza di pensiero col presente che l’inserimento della canzone satirica Destra-Sinistra del 1995/96, tratto dall’album E pensare che c’era il pensiero, permea ulteriormente.
Nel complesso, quella di Russo è una messa in scena che conferisce piena attualità al testo, dal teatrino della politica all’imperante americanismo, dove ai margini rimane sempre l’uomo con i suoi problemi, le sue utopie e le immancabili disillusioni.
Giudizio: ***
Produzione TIEFFE TEATRO MILANO
in collaborazione con la Fondazione Giorgio Gaber
Libertà obbligatoria di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
Adattamento e regia di Emilio Russo
Con Enrico Ballardini, Sara Bertelà, Gianluigi Fogacci, Andrea Mirò e Musica da Ripostiglio
Scene: Federico Biancalani
Costumi: Pamela Aicardi
Luci: Andrea Violato
Assistente alla regia: Chiara Callegari
Milano, Teatro Menotti Filippo Perego, via Ciro Menotti 11,
Dal 14 al 25 giugno 2023
INFO: Teatro Menotti Filippo Perego