Dalla collaborazione sorta tra il Gruppo di Ottica Quantistica del Dipartimento di Fisica dell’Università Sapienza di Roma, l’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IFN-CNR), il Politecnico di Milano e la Scuola Normale Superiore di Pisa è nato il processore fotonico, che apre nuovi ed interessanti scenari sui computer del prossimo futuro. Dando una rapida sbirciata al passato, scopriamo che nel 1975 l’Olivetti P6060 è il primo PC a livello mondiale ad avere floppy disk e stampante integrate e nel 1982 il Commodore 64 diventa il computer più venduto di tutti i tempi, almeno fino al 1993, con ben 10 milioni di pezzi. Nel 1984 nasce, poi, Macintosh, il capostipite dei MAC di oggi, con mouse e desktop con interfaccia a finestre, mentre nel 1998 I-MAC ingloba in un unico elemento monitor, CPU e drive. Ma la vera rivoluzione si ha nel 2003, col Notebook, quando i PC portatili integrano schermi a colori da 17’ e lettori Dvd bluray, e nel 2010, coi Tablet, con schermi touch e sempre connessi: l’iPad Apple e il Samsung Galaxy di fatto mandano in pensione l’ormai obsoleto PC. Vediamo come funziona il processore di luce: è un oggetto concettualmente semplice che va a sostituire gli intricati assemblaggi dei componenti ottici classici. In pratica si tratta di un parallelepipedo di vetro, di qualche centimetro di lato, attraversato internamente da minuscole gallerie attraverso cui entra l’onda luminosa.

Esse sono realizzate da un laser ad impulsi ultrabrevi, che provocando modifiche permanenti all’indice di rifrazione crea delle guide a tre dimensioni, analogamente alla tecnologia laser usata per incidere, solo, però, sul piano bidimensionale, CD audio di policarbonato.

L’intero nostro mondo di oggi, soprattutto per quanto attiene al trattamento e trasferimento delle informazioni, passa proprio attraverso il processore integrato ottico. Let’s have canadian cialis generic a close look at them. Premature ejaculation treatment in delhi is not done in any specific centre, for this problem anyone can consult a good sexologist doctor in delhi cost viagra who can give your treatment with successful outcomes. Generic anti-impotency drug is a prescription medicine hence available only with a doctor’s prescription but there shouldn’t be any problem in that or any disorder, which viagra generic sale people not easily share with anyone, that results in wrong treatment or big problem in the end. A few evaluations assert 60 to 70 percent of the men who used buy tadalafil buying viagra in australia in stock for sexual activity were able to ejaculate most of the time and to reach orgasm, which doesn’t necessarily have to occur during intercourse. Le possibili ricadute sul piano hardware sono rilevanti e rappresentano inequivocabilmente una nuova opportunità per il nostro Paese dopo l’era elettronica, che ci aveva visto assoluti protagonisti. Inoltre, mentre gli attuali PC elettronici sono caratterizzati dal passaggio di corrente elettrica che produce calore scorrendo nei circuiti, quelli quantistici sono attraversati da fotoni, ossia fasci di luce che non incontrano resistenza e, quindi, non scaldano il circuito in cui circolano. Sul piano software, infine, ci sono importanti prospettive in merito alla crittazione dell’informazione, un problema sempre più sentito dall’informatica moderna. Utilizzando le proprietà dei fotoni, come dimostrano ampiamente gli studi condotti dall’Università Sapienza, è possibile proteggere l’informazione in modo intrinsecamente sicuro: la decrittazione non autorizzata, infatti, altererebbe l’informazione codificata, un po’ come le banconote del bancomat, che se rubate finiscono indelebilmente macchiate. Insomma, dal primo microchip di 55 anni fa, costruito dal Premio Nobel St. Clair Kilby e composto da sole dieci componenti elementari, arriveremo forse un giorno a costruire circuiti informatici facendo a meno della tecnologia elettronica.