Foto di scena: La scuola delle scimmie, Tommaso Amadio e Sara Bertelà, al Teatro Filodrammatici di Milano fino a domenica 11 febbraio 2018
Foto di scena: La scuola delle scimmie, Tommaso Amadio e Sara Bertelà, al Teatro Filodrammatici di Milano fino a domenica 11 febbraio 2018
Foto di scena: La scuola delle scimmie, Tommaso Amadio e Sara Bertelà © V. Porta

Al Teatro Filodrammatici di Milano il conflitto secolare tra creazionismo ed evoluzionismo in uno spettacolo firmato da Bruno Fornasari

Cogito, ergo sum enunciò Cartesio, principio per il quale la messa in dubbio della propria esistenza permetterebbe all’uomo di affermare una capacità pensante grazie alla realtà della mente. Se uno è in grado di pensare, dunque, è, e grazie all’entità di cui è naturalmente dotato esprime la volontà di una ricerca tra il vero e il falso attraverso il pensiero. La scuola delle scimmie, ultimo lavoro di Bruno Fornasari in scena al Teatro Filodrammatici di Milano fino a domenica 11 febbraio, irrompe nel conflitto storico tra la concezione creazionista, credenza basata sul fatto che l’universo, la Terra e tutti gli organismi viventi siano il frutto specifico di una volontà divina, e quella evoluzionista, teoria scientifica che prevede un mutamento degli organismi viventi nel tempo per adattamento biologico all’ambiente. Questa fu iniziata da Jean-Baptiste de Lamarck e perfezionata da Charles Darwin, il primo scienziato a elaborare l’albero della vita filogenetico e teorizzare la selezione naturale delle specie viventi, dovuta alla variabilità dei caratteri ereditari e la loro diversificazione per discendenza da un antenato comune.

Ma ecco il lavoro teatrale, che parte da due approcci narrativi utilizzando come piattaforma la teoria della relatività di Einstein, per cui in una curvatura spaziotemporale contratta come un cerchio diversi accadimenti possono avvenire simultaneamente, annullando il divario cronologico. Il primo episodio riguarda il cosiddetto “Processo della scimmia”, in cui John Thomas Scopes, docente supplente di scienze naturali, nel 1925 fu processato a Dayton, nel Tennessee (Stati Uniti),  per aver violato il Butler’s Act, una legge che vietava in tutto lo stato l’insegnamento della teoria evoluzionista di Darwin. Il secondo si svolge invece in Italia nel 2015, dove un quarantenne professore di scienze in un liceo situato nella periferia di una grande città parla alla classe del divario tra creazionisti ed evoluzionisti, ricordando il caso di John Scopes, e provoca le perplessità della preside, in virtù anche del fatto che l’argomento non rientra nel programma didattico. A questo si somma la presentazione di un progetto interculturale, che propone lo studio scientifico delle diverse religioni, e il fatto che il fratello del docente è deceduto in Siria dopo essersi arruolato tra le fila degli integralisti islamici.

Entrambi i docenti hanno una vita sentimentale complicata. Il primo è fidanzato con una giovane ragazza, Mary, che cerca di dissuadere John dal suo intento al punto da compromettere la relazione amorosa, mentre il secondo, dopo una travagliata relazione con un’artista, è insidiato da un’attraente studentessa che lo spinge ad avere un rapporto con lei. La vita familiare non è da meno, conflittuale nel primo caso con il padre, densa di dolore e rammarico per il fratello ucciso nel secondo. Il parallelismo tra le due esperienze si evidenzia anche nell’intreccio interpretativo dei personaggi che ruotano attorno ai protagonisti, il professore interpretato da Tommaso Amadio e John Scopes da Luigi Aquilino, un eccellente cast che, oltre a Silvia Lorenzo nella parte dell’artista, riveste più ruoli similari o complementari nelle due storie. Nei panni della madre di John Scopes e la preside del liceo appare Sara Bertelà, in quelli di Mary e la giovane allieva Irene Urcioli, lo spregiudicato giornalista Menken, autore dello Scopes Monkey Trial (processo della scimmia) in riferimento al caso Scopes e il papà borderline dell’allieva del professore sono interpretati da Emanuele Arrigazzi, mentre i ruoli di zio del professore e padre di Scopes sono affidati a Giancarlo Previati. Due storie condizionate da pregiudizi e surrogati fideisti, soffocanti come il clima afoso, l’emulo di un’aridità intellettiva umana che pare poter essere spazzata via solo da un fortificante diluvio.

Lo spettacolo di Fornasari è complesso, ben strutturato, denso di riferimenti, nelle immagini proiettate come nella parte musicale, quasi una sfida nel riuscire a valorizzare il pensiero e la centralità dell’uomo contro ogni fanatismo, non scevro da razzismi antropologici e discriminanti culturali, che ne condiziona le capacità cognitive e di sviluppo. Un lavoro coraggioso, che affronta un tema ancora oggi controverso (è del 2004 la sparizione in Italia dell’insegnamento della teoria evoluzionista di Darwin dalle indicazioni del Ministero della Pubblica Istruzione per i piani di studio personalizzati nella scuola secondaria di primo grado, decisione successivamente contestata) e che pone in generale la dicotomia tra il comportamento di uomini evoluti o involute scimmie ammaestrate, come le dichiarazioni del personaggio di Menken e le maschere in scena suggeriscono. Ancora una volta la dimostrazione di come il teatro possa essere un’officina dove arte e riflessione convivono, contribuendo a sviluppare le radici di una nuova umanità.

Giudizio: ****


Produzione TEATRO FILODRAMMATICI DI MILANO

La scuola delle scimmie di Bruno Fornasari
ConTommaso Amadio, Emanuele Arrigazzi, Luigi Aquilino, Sara Bertelà, Silvia Lorenzo, Giancarlo Previati, Irene Urciuoli
Regia di Bruno Fornasari
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Scene e costumi: Erika Carretta
Disegno luci: Fabrizio Visconti
Video: Francesco Frongia
Movimenti coreografici: Marta Belloni
Assistente scene e costumi: Federica Pellati
Direzione tecnica: Silvia Laureti
Assistenti alla regia: Gaia Carmagnani, Ilaria Longo

Milano, Teatro Filodrammatici, via Filodrammatici 1
Dal 25 gennaio all’11 febbraio 2018
www.teatrofilodrammatici.eu