Foto: Debora Caprioglio, Edoardo Sylos Labini ne “La Grande Guerra di Mario”, in scena al Teatro Manzoni di Milano dal 22 ottobre all'8 novembre 2015
Foto: Debora Caprioglio, Edoardo Sylos Labini ne “La Grande Guerra di Mario”, in scena al Teatro Manzoni di Milano dal 22 ottobre all'8 novembre 2015
Foto: Debora Caprioglio, Edoardo Sylos Labini ne “La Grande Guerra di Mario”© Teatro Manzoni Milano

Fino al domenica 8 novembre Edoardo Sylos Labini è in scena con il suo spettacolo sulla Prima Guerra Mondiale

Emozioni autentiche, più che mai attuali, sono quelle che La Grande Guerra di Mario, interpretato e diretto da Edoardo Sylos Labini, regala al pubblico del Teatro Manzoni di Milano. Uno spettacolo semplice, in grado di arrivare a spettatori di tutte le età, ma al contempo assai complesso nel suo essere una macchina teatrale assolutamente perfetta, leggibile (e intellegibile) su più livelli.

Lo spettacolo colpisce innanzitutto per la scenografia. Apparentemente immobile, proprio come una vera trincea, la scena si reinventa costantemente grazie all’utilizzo sapiente delle luci, all’inserimento di elementi fortemente evocativi, alla ripartizione intelligente del palcoscenico utilizzando un semplice sipario a caduta semitrasparente, sino allo studio minuzioso delle geometrie prodotte corpi e oggetti che dialogano nello spazio. La Grande Guerra è frutto di una ricerca che mira alla perfezione, dando vita a uno spettacolo che struzza l’occhio alle suggestioni del Verismo in chiave assolutamente moderna, con delicati seppur chiari riferimenti al nostro tempo.

Dalla drammaturgia alle scelte registiche, dalle scenografie ai costumi, dallo studio della prossemica alla recitazione – unica e altamente identificativa – di ogni attore, ogni elemento ricopre un ruolo di fondamentale importanza nel rendere La Grande Guerra uno spettacolo di altissima qualità, in grado di mantenere viva l’attenzione del pubblico dall’apertura alla chiusura del sipario, in un incalzante susseguirsi di emozioni spesso a contrasto tra loro: dalle risate alla commozione, dalla riflessione storica al più travolgente romanticismo. Perché sul palcoscenico non ci sono dei soldati: davanti ai nostri occhi sia materializzano le storie di giovani strappati alle proprie famiglie, al proprio lavoro, alla propria quotidianità per combattere una guerra che spesso non comprendono, che è innanzitutto fame, freddo, paura, nostalgia di casa, ben lungi da sogni eroici o velleità patriottiche. Sotto quelle divise di un secolo fa, Mario, Ambrogio, Gennaro e i loro compagni sono solo ragazzi. Con gli stessi sogni, gli stessi desideri, le stesse fragilità dei giovani del 2015.

È anche per questo che noi tutti ci sentiamo parte di quel battaglione, ognuno con le proprie storie e le proprie radici, ma accomunati dal desiderio di veder finire una guerra priva di senso, combattuta forse più per interessi economici che per conquistare un pezzo di terra. Perché perdersi nel buio della sala, superare lo straniamento per entrare nel cuore della storia, identificandosi nei personaggi sino a condividerne empaticamente le emozioni, è la sfida più ambiziosa per chi oggi sceglie di portare avanti una tradizione teatrale alla costante ricerca di contenuti e stimoli nuovi, interpretati alla luce della sensibilità, dei valori, delle aspettative del pubblico del Terzo Millennio, sempre più social ma pur sempre alla ricerca di nuovi universi di significato.

Edoardo Sylos Labini vince la sua sfida con una regia eccellente ed una prova d’attore in cui si fondono studio, talento e sensibilità, dando vita un personaggio in cui è impossibile non identificarsi, perché complesso, autentico, intimamente lacerato dai dubbi di un uomo destinato – suo malgrado – a diventare un eroe, scegliendo di immolarsi in nome dell’amore, dell’amicizia, ma anche di un sentimento patriottico che sul finale esploderà con tutta la sua forza.
Intenso e coinvolgente, Francesco Maria Cordella porta in scena un personaggio emozionante, che arriva al cuore grazie alla sua autenticità, a quella schietta comicità mista a profonda drammaticità che riconduce alla origini del teatro, all’evoluzione dei personaggi della Commedia dell’Arte, unendo la più istrionica teatralità allo sviluppo di una psicologia complessa e multisfaccettata.
Magnifica come sempre Debora Caprioglio che, nello sfruttare il nativo dialetto veneto, esprime in maniera ancor più viva e vibrante una sensualità verace e prorompente che non può tuttavia celare un’anima delicata, fragile e sognatrice.

Giudizo: ****

RG Produzioni, KHORA TEATRO
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La Grande Guerra di Mario liberamente ispirato a La grande guerra di Mario Monicelli
Drammaturgia di Angelo Crespi

Con Edoardo Sylos Labini, Debora Caprioglio, Marco Prosperini, Francesco Maria Cordella, Gualtiero Scola, Giancarlo Condè
e con unQuartettoParticolare: Francesco Bossi, Federico Pinardi Feletti, Giacomo Giannangeli, Marco Cusenza
Regia di Edoardo Sylos Labini

Scene e costumi: Marta Crisolini Malatesta
Disegno luci: Pietro Sperduti

Milano, Teatro Manzoni, via Alessandro Manzoni 42
Dal 22 ottobre all’8 novembre 2015
www.teatromanzoni.it