Foto: Francesco Leschiera, regista de La bi(g)sbetica domata, in scena allo Spazio Tertulliano di Milano
Foto: Francesco Leschiera, regista de La bi(g)sbetica domata, in scena allo Spazio Tertulliano di Milano
Foto: Francesco Leschiera © Emiliano Boga

Tra le commedie eufuistiche di Shakespeare, The Taming of the Shrew è forse in quelle che più si prestano a un gioco di ruolo incrociato, con intrecci ed interferenze tra i personaggi che possono dar luogo a sviluppi relazionali contradditori e spesso conflittuali, come a coronamenti sentimentali inaspettati. In pratica, dal punto di vista dell’osservatore nella corte elisabettiana, un curioso divertissement che può scatenare lo stesso interesse del contemporaneo telespettatore voyeuristico amante del reality. La Bi(g)sbetica domata, con chiaro riferimento a Big Brother, il Grande Fratello, presenza oscura in 1984 di Orwell, e divenuto soggetto eponimo della trasmissione che da più di un decennio è presente anche nei piccoli schermi italiani, muove i suoi personaggi in uno spazio/appartamento, che hanno come punto centrale un bar fornito di snacks e bevande di marchio, un sicuro veicolo pubblicitario tutt’altro che subliminale, con un arredamento che, per restare in suggestione orwelliana, richiama il Korova Milk Bar presente nel Clockwork Orange di Anthony Burgess. Caterina e Bianca da un lato, Petruccio e i pretendenti di Bianca, Lucenzio e Ortensio, dall’altro, si scontrano, tramano e si confidano nel “parlatorio” con un fantomatico interlocutore, un Grande Fratello, che in quel momento può essere interposto con lo stesso pubblico. I ruoli e i caratteri sono rispettati, dall’intelligenza femminile di Caterina, considerata bisbetica per la sua determinazione, alla prepotenza della formalmente educata Bianca, dal rude pragmatismo di Petruccio, desideroso di sposare una ricca ereditiera, all’ingenuità di Lucenzio e Ortensio, che credono nella capacità di amare di Bianca. Allo stesso modo, l’epilogo della commedia, pur giocato tra i soli cinque personaggi principali, rimane il medesimo dell’originale, con Petruccio che riesce a portare all’altare Caterina facendole subire una serie di umiliazioni, fino al monologo della donna sulla cieca fedeltà e devozione al proprio marito. Ma è tutto vero? No, solo uno stupido reality, una finta trama che viene spacciata per vera, ma che lascia uno strascico di puro sentimento di rivalsa alla fine, quando ormai lo show è finito, e il desiderio di giocare una vera parte nella vita, nonché di potersi scegliere il proprio destino, riappare nell’identità femminile vessata.
Francesco Leschiera, con il suo lavoro, svolge un’indagine sul rapporto tra realtà e finzione, sulle oscure “drammaturgie” che , al di là di un’apparente genuinità di rapporti, si celano in realtà a muovere le fila della comunicazione di massa, soprattutto del mezzo televisivo. Il frutto è uno spettacolo intelligente, ben interpretato, amaramente divertente per tema e situazioni, che comporta un’attenta riflessione, attraverso l’opera di Shakespeare, sulle illusioni che condizionano il presente.

Giudizio: ***
Produzione Teatro del Simposio in coproduzione con Spazio Tertulliano

La Bi(g)sbetica domata da William Shakespeare
Elaborazione e riduzione drammaturgica di Ermelinda Çakalli, Antonello Antinolfi e Francesco Leschiera

prima nazionale

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Regia di Francesco Leschiera

Scene e costumi: Ilaria Parente
Scelte musicali ed elaborazioni sonore:Antonello Antinolfi
Luci: di Luna Mariotti

Milano, Spazio Tertulliano, via Tertulliano 68
Dal 5 al 16 Marzo 2014
www.spaziotertulliano.it