Foto: da sx da sinistra Marco Ardemagni, Natascha Lusenti, Cinzia Poli e Filippo SolibelloUna piccola squadra formata da Marco Ardemagni, Natascha Lusenti – quest’ultima ha sostituito quest’anno Benedetta Tobagi, entrata a far parte del CdA RAI -, Cinzia Poli e Filippo Solibello, è quella che conduce Caterpillar AM, programma radiofonico in onda su Radio 2 nella fascia della prima mattina, con due passaggi, alle 6.40 e alle 7.35, circa, su RAI News 24. Puntoelinea li ha incontrati per capire dalle loro vive voci il motivo di un autentico successo sia di pubblico che di critica.

Prima di tutto Caterpillar AM è un programma che nasce radiofonico ma che ha anche una finestra in televisione. Come riuscite a bilanciare l’impiego di entrambi i media?

Filippo Solibello: Noi siamo sempre stati per l’ibridazione tra i vari mezzi: radio, televisione, rete, social network. E ognuno di questi mezzi può al giorno d’oggi essere sfruttato sia da studio che in esterna. Le due finestre televisive, apparentemente simili sono, di fatto, molto diverse tra di loro. Nella prima, che va in onda verso le 6.40 su RaiNews e su Rai3, lo studio televisivo ci passa la linea senza interagire con noi.

Noi veniamo “colti” mentre siamo in diretta con la radio, con Radio2, e prendiamo le telefonate dei nostri ascoltatori e, tra l’altro, non sappiamo mai quali di loro ci stanno seguendo sulla radio e quali sulla tv (so di alcuni che ci seguono in contemporanea su entrambi i mezzi). La seconda “finestra”, quella delle 7.35, è diversa: intanto non siamo più in diretta con Radio2, e interagiamo con i colleghi di RaiNews sui temi della giornata.

Anche se l’inquadratura è molto spartana, noi cerchiamo sempre di preparare però qualcosa di speciale per la tv: i nostri cartelli di cartoncino o qualche oggetto. Una volta che a Milano nevicava, siamo scesi in strada, abbiamo preso due sacchi di neve e abbiamo fatto il pupazzo in studio. Credo sia il primo caso nella storia della tv italiana: un pupazzo di neve in studio.

Due media che si aggiungono a un uso intelligente di due social network, Facebook e Twitter, di cui Marco Ardemagni, con i suoi fantasiosi hashtag (#) è un po’ il webmaster…

Marco Ardemagni: No, il nostro webmaster è Laura Carcano, la ragazza del portale accanto. È stata lei ad avere l’idea degli hashtag. Poi ogni mattina li scegliamo io e lei assieme subito prima del collegamento tv tramite la chat di gmail (è notevole quanti diversi strumenti informatici utilizziamo).

E per quanto riguarda l’uso delle immagini, non si deve dimenticare la vignetta del giorno, con il Gatto Mineo come protagonista indiscusso, vero Cinzia?

Cinzia Poli: Sì, in realtà il gatto si chiama Mineow, che è la versione “miagolata” del cognome di Corradino Mineo, il precedente direttore di RaiNews 24 che ci ha voluti in collegamento con lui ogni mattina. E’ stata proprio la necessità di tradurre in un linguaggio più televisivo le mie battute che mi ha spinta a inventarmi vignettista e a creare cani, polli, conigli, tartarughe che dibattono di politica col gatto Mineow. Il mio alter ego coi baffi.

Che è protagonista di un libro.

Cinzia Poli: “Titoli di coda. Dalla bandana di Silvio al loden di Mario” è la raccolta di un anno di vignette. Un punto di vista peloso su quel momento sconvolgente che fu il passaggio dal governo Berlusconi alla reggenza dei tecnici. Un riassunto in battute della fine di un’epoca. Be’, quasi la fine.

Rispetto ai passaggi televisivi, a chi è venuta in mente l’idea delle cosiddette grafiche tridimensionali (semplici cartelli di cartone colorato su cui campeggiano scritte fatte con i pennarelli, ndr) per gli argomenti del giorno?

Marco Ardemagni: Questa è un’idea di Filippo, ci piaceva l’idea di esaltare un mezzo povero come il cartoncino, per fare la parodia delle grafiche futuribili della tv vera.

Rendendomi conto che può sembrare una domanda banale, e forse lo è, ma come spiegate il vostro successo malgrado la fascia oraria, dalle sei alle otto del mattino, non sia esattamente la più felice?

Natascha Lusenti: Due cose: cerchiamo sempre di entrare in empatia con i nostri ascoltatori, sia scegliendo quelli che pensiamo siano i temi più caldi per loro, sia adottando un approccio diretto e informale. La seconda cosa è che a quell’ora c’è già moltissima gente sveglia e operativa. E molti di loro ascoltano la radio, specie, ma non solo dall’auto, o fanno colazione guardando la TV. Once the sexual activity is over, the penis returns to its sate female generic viagra of equilibrium, even without dozes of medication. To complicate this issue, a number of medications prearranged for these circumstances can be the reason of their sexual breakdown in the bed, sleeping too much, sitting too long may lead to impotence or other severe medical conditions. viagra cialis achat For the best results avoid excessive alcohol intake, follow a balance diet and exercise acheter viagra pfizer regimens. Although it does not enjoy the popularity of it provided way to launch Kamagra viagra levitra online fizz tablets, an eff
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Per la radio quell’ora è praticamente un prime time.

Vorrei chiedervi anche com’è cambiata la vostra vita rispetto a quella che è impossibile non considerare una levataccia. Chi se la sente di rispondermi?

Ti rispondiamo assieme: ognuno ha affrontato i nuovi ritmi di vita. Sappiamo che è fondamentale, più che andare a letto presto, soprattutto riposare al ritorno a casa dopo la trasmissione, diciamo tra le 10 e le 13. Non sempre ci si riesce però.

Il vostro programma possiede specifiche peculiarità, prima di tutto una condizione collegiale, con un pieno bilanciamento tra uomini e donne. Inoltre, avete la capacità di restare sempre in bilico tra la buona informazione e il divertente intrattenimento, che è spesso l’esatto contrario di quello che si vede e si sente altrove. Esiste una ricetta, o quantomeno dei suggerimenti, per riuscirci?

Filippo Solibello: Appunto la composizione del mix umano è un elemento fondamentale. Gli altri sono la curiosità (che ti porta poi ad approfondire), l’esperienza e, come dicevamo prima, un approccio diretto e empatico tra di noi, con i nostri interlocutori e gli ascoltatori.

Un’altra apprezzabile formula è quella delle telefonate degli ascoltatori, da voi invitati a rispondere su precisi temi di attualità, spesso anche di una certa delicatezza. Possedete forse una strategia collettiva per gestire questa forma di comunicazione interattiva o a seconda delle situazioni, e della vostra personale esperienza, vi adattate?

Natascha Lusenti: Una delle cose che ci aiuta è di dividerci un po’ i ruoli, ma non in maniera artificiale, assecondiamo quelle che sono già nostre attitudini: Filippo introduce il tema e spiega le posizioni di partenza, io approfondisco e domando, Marco cerca di spiazzare con le sue posizioni oblique.

Quanto contano le vostre precedenti esperienze nella conduzione, e nella riuscita, di un programma come questo?

Marco Ardemagni: Enormemente, abbiamo capito molte cose in questi anni. Eppure ci capita ancora di fare errori e di discuterne tra di noi, senza problemi. È segno che abbiamo ancora voglia di imparare e di migliorare. Discorso a parte per Natascha che è alla sua prima esperienza radiofonica, ma che ha una grandissima esperienza televisiva e giornalistica che ha saputo trasportare sul terreno della radiofonia, inserendosi al volo in un team consolidato. E poi, visto l’aggancio con la tv, tutto ha funzionato ancora meglio.

Per quanto siate ancora giovani – perché, si sa, fino a cinquant’anni in Italia si è ancora ragazzi (sic!) -, cosa consigliereste a chi si affaccia oggi alla professione giornalistica o comunque, più in generale, nell’ambito dei mass media?

Filippo Solibello: Buone scuole, ma non basta. Originalità: cercare sempre di dare qualcosa di non disponibile sul mercato. Questo può avvenire in qualsiasi ambito dal giornalismo puro fino all’intrattenimento. I social network poi possono amplificare a dismisura le buone idee: non serve nemmeno fare esempi. Se fate qualcosa che non esiste e che funziona, adesso ci sono molte più chance che qualcuno si accorga di voi anche se abitate a Ostia, a Ostuni o a Ozieri.

Giunti alla fine della nostra conversazione, concludiamo con quello che si potrebbe considerare il moderno Nostradamus, ovvero The Predictor. Come fa ad azzeccarne così tante? Dietro di lui c’è uno spin-doctor occulto o cos’altro? Ce lo spiegate, per favore?

Natascha Lusenti: The Predictor e Nostradamus sono due strumenti diversi in mano ad Ardemagni: il primo è scienza pura, il secondo è l’irrazionale che si appalesa ai suoi occhi nella notte. Finora sembra maggiore la capacità di determinare il futuro di The Predictor. Quando ha indicato che l’ultima parola dell’ultimo discorso pubblico di Papa Benedetto XVI sarebbe stata “tutti”, come poi si è verificato, abbiamo pensato di avere individuato una falla nel sistema spazio-tempo.