Foto: copertina de “Il giovane Strehler”, Ed. Lampi di stampa
Foto: copertina de “Il giovane Strehler”, Ed. Lampi di stampa
Foto: copertina de “Il giovane Strehler” © Lampi di stampa

Clarissa Egle Mambrini affronta gli esordi del Regista per definizione in un percorso che da Novara lo portò al Piccolo Teatro di Milano

Il giovane Strehler. Da Novara al Piccolo Teatro di Milano di Clarissa Egle Mambrini (Ed. Lampi di stampa) è molto più di un’indagine sulle origini del teatro strehleriano e del suo protagonista. Si tratta di un autentico documento storico sulla morfologia del teatro contemporaneo, ovvero di quei mutamenti che dal Fascismo al dopoguerra portarono all’affermazione del teatro di regia e all’astro nascente di Giorgio Strehler tra le mura e sul palco del Piccolo Teatro di via Rovello.

Si parte con il lento passaggio in Italia dalla figura del grande attore (o “mattatore”) all’affermazione della figura del regista, in un panorama complessivamente arretrato rispetto al resto d’Europa, dove il teatro aveva visto significativi mutamenti già dalla seconda metà dell’Ottocento, sia dal punto di vista della qualità degli spettacoli sia nella capacità cognitiva della fruizione. Esigenza, quella della figura di un “maestro”, che viene espressa fin dal 1892 in una lettera di Irma Gramatica indirizzata al critico Edoardo Boutet dopo la recita di un testo di Ibsen dagli esiti infausti, in cui la giovane attrice, destinata a una sfolgorante carriera, aveva già individuato i limiti del teatro italiano. Interessante anche la disamina linguistica che Clarissa Mambrini espone sul significato di “regista”, parola sconosciuta nel vocabolario italiano, apparsa per la prima volta sulla testata Lavoro Fascista in un articolo firmato da Enrico Rocca nel dicembre 1931, assumendolo dal francese nel significato dato in tedesco alla figura del régisseur.

Dopo i tentativi di Gabriele D’Annunzio, interessato alla contaminazione dei generi, Silvio D’Amico e Luigi Pirandello furono senz’altro i primi a segnare il passaggio verso il teatro di regia, insieme ad altri personaggi importanti quali per esempio Anton Giulio Bragaglia, legato alle Avanguardie Storiche come il fratello Carlo Ludovico, il quale affermava l’importanza del regista al pari dell’autore contro quello che lui sottolineava essere semplicemente un «regista ragioniere». Il libro prosegue in un confronto tra due città, profondamente legate dalla storia moderna, quali Milano, già polo teatrale di notevole importanza internazionale, e la piccola realtà di Novara, che conobbe una vivacità culturale e intellettuale non solo grazie a esponenti locali, ma anche a soggetti provenienti dall’esterno quali appunto Paolo Grassi e Giorgio Strehler.

Ecco quindi apparire il Nostro protagonista, che dalla nativa Trieste si spostò nella metropoli lombarda al seguito della madre violinista, frequentando il Teatro Filodrammatici e, dopo il fondamentale incontro con Paolo Grassi, alcuni intellettuali novaresi conosciuti nell’ambito dei Guf (Gruppi Universitari Fascisti). Fu così che il giovane Strehler legò la sua esperienza alla città di Novara, con una vasta produzione di articoli in qualità di pensatore e inventore teatrale, nonché la messa in scena dei suoi primi spettacoli come regista.

I suoi pezzi vengono riprodotti in parte o integralmente (come gli interventi pubblicati sulla novarese Posizione), scritti che dimostrano l’importanza di Novara nella formazione teatrale del giovane Strehler, prima del suo momentaneo “esodo” in Svizzera, fino al definitivo ritorno in Italia, come regista e critico teatrale, e la fondazione del Piccolo insieme a Paolo Grassi inaugurato il 14 maggio 1947 grazie all’impegno politico dell’allora sindaco socialista Antonio Greppi, che aveva annunciato l’imminente apertura del teatro dei milanesi quale istituzione destinata a «elevare i costumi e illuminare le coscienze».

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Il libro di Clarissa Mambrini è ben documentato, ampiamente descrittivo, ricco oltremodo di riferimenti storici poco conosciuti, quali, solo per fare un paio di esempi, la consistente resistenza culturale antifascista tra gli intellettuali fascisti stessi (e il conseguente parziale diniego da parte di esponenti del Pci nei confronti della Shoah nell’immediato dopoguerra), piuttosto che  la fervida produzione teatrale anche durante il secondo conflitto mondiale da parte di artisti e intellettuali legati al gruppo milanese di “Palcoscenico”, cenacolo suggestionato dalla rivista Corrente di vita giovanile,testatachiusa dal regime fascista lo stesso giorno della proclamazione di guerra, avvenuta  il 10 giugno 1940.  

Soprattutto, Il giovane Strehler è un racconto in cui ci si immedesima e che non manca di aspetti coinvolgenti per chi vive e ama il teatro milanese e non solo. A quasi vent’anni dalla scomparsa del Maestro, avvenuta a Lugano la notte di Natale del 1997 per un arresto cardiaco, poco prima del varo del nuovo Piccolo, oggi Teatro Strehler, questo libro rimane una testimonianza viva della genesi di una diversa interpretazione della produzione scenica, che ha portato alla creazione di un polo teatrale di rilevanza internazionale, con regie “griffate” riconosciute in tutto il mondo (si pensi all’Arlecchino o a Così fan tutte), nonché, fra tradizione e Off Teatro, un laboratorio contemporaneo che può ancora trovare espressione di rinnovamento sul palcoscenico del futuro.

Clarissa Egle Mambrini – Il giovane Strehler. Da Novara al Piccolo Teatro di Milano – Lampi di stampa – € 24,00
Con un intervento di Stella Casiraghi
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