Foto di scena: Il fu Mattia Pascal, Mino Manni, al Teatro Litta di Milano dal 10 al 20 gennaio 2019
Foto di scena: Il fu Mattia Pascal, Mino Manni © I Demoni
Foto di scena: Il fu Mattia Pascal, Mino Manni © I Demoni

Protagonista Mino Manni con la regia di Alberto Oliva, il romanzo capolavoro di Luigi Pirandello sul palco del Teatro Litta di Milano

Per gli antichi celti un uomo senza nome era un uomo morto. L’identificativo di un nome, ovvero ciò che porta in sé, è il riassunto di un’anima. La vicenda legata a Il fu Mattia Pascal, il celebre romanzo di Luigi Pirandello del 1904, sottolinea l’indissolubile legame tra l’esposizione anagrafica di un individuo e la sua esistenza, esautorando il beneficio di qualsiasi finzione in merito, che può essere solo premonitrice di un riflusso cognitivo della propria identità.

L’adattamento andato in scena lo scorso mese sul palco del Teatro Litta di Milano con la regia di Alberto Oliva, curatore della drammaturgia insieme al protagonista Mino Manni, focalizza l’inganno quale casus belli della necessità di una riconduzione alle origini, dove tutto ha avuto luogo. La vita che prelude la maschera di Adriano Meis nelle veci di Mattia Pascal, nella fantomatica Miragno, è narrato con un gioco di ombre cinesi, una pantomima ironica fatta di soprusi della suocera e ipocrisie della moglie, amori passionali inariditi dall’esperienza e lutti incolmabili, vessazioni per fini speculativi e dissesti finanziari.

Escamotage scenico che circoscrive l’incipit della vicenda a una sorta di girandola bidimensionale dove tutto appare illusorio, con movenze comiche e grottesche. Un quadro fumettistico che, dopo la fortuna alla roulette di Mattia e la sua presunta dipartita a causa del ritrovamento di un cadavere riconosciuto come il suo, diviene lo spettro di un passato da cui sfuggire, tuttavia tragicamente veritiero rispetto al racconto successivo, fisico, tridimensionale, resoconto di una finzione che dall’Europa porta il protagonista a Roma e, dopo l’amore senza orizzonti con Adriana e il “suicidio” di Meis, di nuovo a casa. Un azzardo registico che porta a creare le condizioni di una frattura spazio temporale del plot drammaturgico, coerente con il contrasto tra fabula e intreccio del romanzo.

Uno spettacolo nel complesso ben strutturato e diretto, con un indiscutibile cast che, oltre a Manni, vede la presenza di Marco Balbi, Letizia Bravi, Alessandro Castellucci e Gianna Coletti. Una messa in scena che riesce nel suo insieme a richiamare la “lanterninosofia”, teoria filosofica di Pirandello esposta nel romanzo dal personaggio di Anselmo Paleari, padre di Adriana, per cui l’uomo, a differenza del mondo vegetale, ha la sfortuna di avere coscienza della propria vita. Caratteristica che lo pone a subordinare la realtà oggettiva a quella interiore soggettiva, una trasmutazione in questo caso foriera del miraggio di una diversa vita che si frantuma nella considerazione terminale del protagonista sul proprio profilo. Quello di essere solo il fu Mattia Pascal.

Giudizio: ***

Produzione  TEATRO DE GLI INCAMMINATI/I DEMONI

Il fu Mattia PascalL’uomo che visse due volte di Luigi Pirandello
Drammaturgia di Alberto Oliva e Mino Manni
Con Mino Manni, Marco Balbi, Letizia Bravi, Alessandro Castellucci, Gianna Coletti
Regia di Alberto Oliva

Assistenti alla regia: Cristina Garavaglia e Michela Tosi
Scenografia e costumi: Maria Paola di Francesco

Milano, MTM Teatro Litta, Corso Magenta 24
Dal 10 al 20 gennaio 2019
www.mtmteatro.it