Foto: locandina film Ida
 Foto: locandina film Ida

Foto: locandina film

Ida, firmato da Pawel Pawlikowski, è un raffinato racconto dai risvolti inevitabilmente drammatici girato in un suggestivo bianco e nero, in grado di dare senso compiuto all’idea di ricerca delle proprie origini dimenticate, o comunque rimosse.
Dopo una partenza forse un po’ lenta, la narrazione acquisisce un buon ritmo fino a un finale non proprio così scontato. Pregevole anche la ricostruzione di una nazione martoriata dalla guerra, nel fisico oltre che nell’animo, e in cui vige(va) forse il più particolare dei regimi comunisti.

A metà degli anni ’50 alla novizia Anna, cresciuta in convento e prossima ai voti, dalla madre superiora viene suggerito di fare visita a sua zia Wanda, a lei praticamente sconosciuta. Quest’ultima, magistrato inflessibile, accanita bevitrice e fumatrice, e dai costumi personali non proprio monacali, si convince di aiutarla a investigare sul destino dei genitori della ragazza, scomparsi durante la guerra.

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Quel che colpisce, oltre alla totale mancanza di autocompiacimento da parte di chi narra la storia, dalla sceneggiatura alla regia, è l’interpretazione assolutamente misurata da parte delle protagoniste, si direbbe ottenuta quasi per sottrazione. In questo modo una smorfia dell’angolo della bocca o anche un solo sguardo divengono uno strumento espressivo anche più potente di tutti i birignao a cui il cinema contemporaneo, anche d’autore, cerca di abituarci.

Una lezione di cinema che pare emergere direttamente dalle nebbie del neorealismo italiano, e da una certa nouvelle vague transalpina di qualche anno dopo, che ha giustamente meritato una serie di premi, nel 2014 lo European Film Award come miglior film, miglior regista, miglior sceneggiatura, miglior fotografia e due nomination a entrambe le attrici, e nel 2015 il British Academy Film Awards come miglior film straniero, il Premio Goya come miglior film europeo, oltre al Golden Globe e l’Oscar come miglior film straniero.

Ida di Pawel Pawlikowski, Drammatico, Polonia/Danimarca 2013
Con Agata Kulesza, Agata Trzebuchowska, Adam Szyszkowski