Foto: locandina italiana Fuocoammare (frammento)
Foto: locandina italiana Fuocoammare (frammento)
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Gianfranco Rosi disegna un affresco di Lampedusa nel quadro drammatico degli sbarchi di migranti

Samuele taglia da un pino un rametto biforcuto per costruire una fionda, con la quale si diverte insieme all’amico Mattias a tirare sassi contro un fico d’india, da cui sono stati scavati occhi e bocca a emulo di un soldato nemico da combattere. Contemporaneamente, continuano gli sbarchi di migranti dal Nordafrica, salvati dagli uomini dell’ufficio circondariale della Marina. Dalla radio locale, Pippo Fragapane, oltre a trasmettere musiche e canzoni popolari a richiesta, informa sullo stato delle operazioni di salvataggio in corso e dà notizie su altri avvistamenti in mare.

Fuocoammare, scritto e diretto da Gianfranco Rosi su idea di Carla Cattani, è un film documentario sulla tragedia epica dell’immigrazione e nel contempo un affresco dell’isola di Lampedusa, prima meta e rifugio per molti profughi sopravvissuti ai viaggi in mare. Il titolo, ispirato da un omonimo brano strumentale swing, è descrittivo di un frammento di guerra raccontato dalla nonna di Samuele, quando le navi militari che transitavano nel Mediterraneo lanciavano razzi luminosi in aria e il mare diventava rosso, come se prendesse fuoco.

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Adesso sono i barconi dei migranti a transitare su quelle acque, unitamente alle unità navali di soccorso e gli elicotteri che dal cielo ne scandagliano la superficie. I conflitti sono quelli raccontati in un centro di accoglienza da alcuni profughi che intonano un brano rap sulle loro peripezie: « Non potevamo restare in Nigeria, molti morivano, c’erano i bombardamenti. Siamo scappati nel deserto, nel Sahara molti sono morti, sono stati uccisi, stuprati. Non potevamo restare. Siamo scappati in Libia, ma in Libia c’era l’ISIS e non potevamo rimanere …». Un canto disperato e commosso, emblematico di una voglia di lottare per la propria vita, a cui ovviamente fa contrasto il numero delle vittime morte per disidratazione, dopo essere state stivate nei barconi, o disperse in mare.

Uscito nelle sale a febbraio e premiato con l’Orso d’oro per il miglior film al Festival internazionale del cinema di Berlino, Fuocoammare mostra il punto di contatto tra due mondi, quello di una piccola comunità di pescatori, le loro vicende, i loro racconti, la magia di una dimensione bucolica dal sapore salato, e quello della migrazione, la fuga da luoghi lontani e infiammati da guerre e soprusi, il punto di collisione tra lo sviluppo asimmetrico del mondo e la volontà di sopravvivenza. Quasi in risposta all’edificazione di muri e barriere, dal confine USA – Messico a Calais, la Lampedusa ripresa da Rosi è in qualche modo una porta aperta, dove le culture s’incrociano e i destini sembrano in fondo essere nutriti dalle stesse acque.

Fuocoammare, un film di Gianfranco Rosi, Documentario, 107’, Italia, Francia, 2016

Con Samuele Pucillo, Mattias Cucina, Samuele Caruana, Pietro Bartolo, Giuseppe Fragapane, Maria Signorello, Francesco Mannino, Maria Costa