Secondo un importante centro studi della California, IHS, specializzato in energie alternative, nel 2011 l’Italia ha conquistato il primato mondiale nel solare rubando lo scettro alla Germania, dove le installazioni totali di nuovi sistemi fotovoltaici si sono assestate a quota 5,9 GW (giga o miliardi di watt), con un decremento del 20% rispetto all’anno precedente, quando la potenza complessiva di nuova installazione aveva toccato i 7,4 GW. Nello stesso periodo l’Italia ha avuto una crescita davvero impressionante, arrivando quasi a raddoppiare i sistemi solari installati e passando dai 3,6 GW del 2010 ai 6,9 del 2011. E così la Germania ha perso una leadership che deteneva da due anni or sono, a causa sia della saturazione del mercato tedesco che degli effetti degli incentivi italiani. Come è noto, dal 2009 la Germania era il numero uno mondiale grazie alla forte domanda di privati per i pannelli solari sulle case e degli investitori istituzionali. Ma, mentre nel primo semestre del 2011 in Germania si registrava un netto ristagno della domanda, gli incentivi pubblici offerti in Italia si dimostravano realmente attraenti, promuovendo una forte crescita di nuove installazioni solari e regalando appunto all’Italia l’attuale primato.Dietro a Italia e Germania, nel 2011 si sono piazzati al terzo posto gli Stati Uniti con 2,7 GW di nuove installazioni, poi Cina con 1,7 seguita da Giappone (1,3) e Francia (1).

A livello mondiale il totale di nuovi impianti fotovoltaici nel 2011 ha raggiunto quasi la soglia dei 24 GW, in forte aumento (+34%) rispetto all’anno precedente nonostante la congiuntura economica non fosse proprio favorevole.

L’exploit italiano è veramente degno di nota, soprattutto in considerazione dell’importanza dei Paesi concorrenti: Stati Uniti e Cina hanno, infatti, territori più estesi con una popolazione superiore alla nostra di oltre cinque (USA) o venti volte (Cina) e la stessa proporzione vale per i rispettivi PIL, essendo gli Stati Uniti la prima economia mondiale e la Cina la seconda. Ed una conferma arriva a livello locale con i dati, ad esempio, sulla Toscana: nel 2011 ha toccato livelli record con 8.347 nuovi impianti di privati, enti o pubbliche amministrazioni che l’Enel ha allacciato alla rete elettrica sul territorio regionale, ossia più del doppio rispetto ai 4.000 del 2010. But this buy cheap cialis slovak-republic.org was very costly and not everyone could afford to buy this medicine and then Kamagra came into picture. The steady erosion of slovak-republic.org discount cialis 20mg the family institution in recent times is leading to the erosion of a sheltered environment for emotional support for people, a fertile ground for fostering tolerance and respect for individual differences. This ingredient can also be used for the treatment of one levitra overnight shipping problem. Other men are also seeing how pretty your woman is and therefore, the competition will always be there. canadian cheap viagra È il miglior risultato mai raggiunto in Toscana sia in chiave numerica che di potenza: i nuovi 337 MW (mega o milioni di watt) del 2011 quadruplicano, infatti, i 68 del 2010.

Unica nota negativa a margine è che il boom italiano è limitato solo all’acquisto e all’installazione di impianti fotovoltaici. Riguardo alla loro produzione bisogna spostarsi ad oriente e precisamente in Cina, che detiene il primato nella manifattura e nell’export dei pannelli fotovoltaici, anche qui grazie al ruolo determinante svolto dagli incentivi di Stato. In proposito si sono sollevate parecchie polemiche e i casi più emblematici di competizione sleale drogata dal peso degli aiuti statali sono stati la società Solyndra, che dopo aver ricevuto aiuti dall’Amministrazione Obama è finita in bancarotta, ed il produttore americano First Solar, che, per effetto della pressione competitiva cinese che ha scatenato una guerra dei prezzi al ribasso, ha deciso di spostare parte della sua attività in Vietnam.

Tuttavia, l’idea che le energie rinnovabili siano un mercato falsato dagli incentivi pubblici è vera ma al tempo stesso sviante, perché analoghe considerazioni valgono anche per l’energia fossile, dove i consumi sono sovvenzionati indirettamente per effetto, ad esempio, di anni di investimenti nella costruzione e manutenzione delle reti stradali ed autostradali. Il prezzo del carburante, benché appesantito da accise che in Europa sono molto alte, di fatto non riflette tutti i costi derivanti dal suo consumo, quali, ad esempio, quelli sociali e sanitari dell’inquinamento o quelli legati ai danni da cambiamento climatico. E in questo senso gli incentivi al solare non fanno che ripristinare in parte condizioni di concorrenza più eque per tutti.