Foto di scena: Giochi di carta – Da sin. Ettore Distasio, Francesco Leschiera, Mauro Negri - Milano, Castello Sforzesco, giovedì 11 agosto 2022 ore 21
Foto di scena: Giochi di carta – Da sin. Ettore Distasio, Francesco Leschiera, Mauro Negri - Milano, Castello Sforzesco, giovedì 11 agosto 2022 ore 21
Foto di scena: Giochi di carta – Da sin. Ettore Distasio, Francesco Leschiera, Mauro Negri © Teatro del Simposio

Il Teatro del Simposio ha riproposto a Milano Giochi di carta di Luca Pasquinelli, terzo capitolo dedicato al tema della Memoria, andato in scena giovedì 11 agosto nel Cortile delle Armi del Castello Sforzesco. In scena, oltre al protagonista, Mauro Negri nel ruolo di Sepp Herberger, commissario tecnico della nazionale tedesca, e lo stesso regista Francesco Leschiera nei panni del comandante della Gestapo di Vienna

Matthias Sindelar (Kozlov, nell’attuale Repubblica Ceca sul confine slovacco, 10 febbraio 1903 – Vienna, 23 gennaio 1939) fu uno dei migliori calciatori degli Anni Trenta, paragonato all’italiano Giuseppe Meazza e l’ungherese György Sárosi, di certo il più valoroso del Wunderteam, la nazionale austriaca del tempo. Esponente del cosiddetto “calcio danubiano”, considerato il Mozart del calcio, fu soprannominato “cartavelina” (der papierene in tedesco) per la leggerezza e velocità dei suoi spostamenti, che lo rese un abile dribblatore e un fuoriclasse del gol.

Un modello nello sport, ma anche nella vita fuori dal campo, come lo spettacolo diretto da Francesco Leschiera, su testo di Luca Pasquinelli, è riuscito compiutamente a sottolineare. Dopo l’annessione dell’Austria alla Germania avvenuta il 12 marzo 1938, si volle celebrare in data 3 aprile l’Anschlussspiel, la partita che avrebbe portato alla riunificazione delle due nazionali sotto l’unica divisa del Terzo Reich e dove, per l’ultima volta, la squadra austriaca poté esibirsi quale formazione autonoma con la propria maglia. Il regime aveva ordinato che la vittoria dovesse essere tedesca, per sancire una sorta di supremazia sportiva della Germania nei confronti dei “fratelli minori” austriaci, ma Sindelar, dopo aver appositamente sbeffeggiato la difesa avversaria, segnò al 70’ il primo gol e successivamente fece da assist al difensore Karl Sesta per il definitivo due a zero. La sua disobbedienza al Reich non si fermò qui: era stato stabilito che al termine della partita tutti i giocatori alzassero il braccio destro in segno di saluto sotto la tribuna dove stavano i gerarchi. A rifiutarsi furono proprio gli autori dei due gol della vittoria, Sindelar e Sesta, quest’ultimo peraltro figlio di un operaio socialista ucciso dai nazisti. Dopo l’episodio, minimizzato dalla propaganda del Reich, Sindelar continuò a disattendere ogni imposizione di regime, inclusa quella di disconoscere Michael Schwarz, ex presidente del club Austria Vienna rimosso in quanto ebreo dal suo incarico, rivolgendogli la frase divenuta celebre: «Il nuovo presidente dell’Austria Vienna ci ha proibito di salutarla, ma io vorrò sempre dirle “Buongiorno” ogni volta che avrò la fortuna di incontrarla». Inoltre, fatto più grave, non volle in alcun modo giocare nella nuova nazionale del Reich del commissario tecnico Sepp Herberger, rivendicando la propria identità di giocatore austriaco, anche se ufficialmente si ritirò dal calcio a causa delle conseguenze di un infortunio a un ginocchio subito all’inizio della sua carriera.

Una decisione, quella di Sindelar, che portò forse la nazionale del Reich, in sua assenza, a perdere contro la Svizzera nel campionato mondiale del 1938, con profondo sconcerto e umiliazione dell’apparato nazista. Una scelta esistenziale, la sua, che probabilmente gli costò la vita. Il 23 gennaio fu trovato esanime nel suo appartamento a fianco della fidanzata italiana di religione ebraica Camilla Castagnola a causa delle esalazioni di monossido di carbonio di una stufa. Nonostante l’ufficialità della morte per incidente, la dipartita del campione fu da molti ritenuta sospetta. Un fatto è certo, l’inchiesta in merito fu subito archiviata e le indagini non proseguirono al di là dell’esame autoptico, facendo rimanere i dubbi sulla dinamica dell’accaduto.

La figura del calciatore, nella sua ineffabile eleganza, è ben resa da uno straordinario Ettore Distasio in tutte le fasi che precedono la tragedia. Il suo personaggio, coerente nella fermezza dei valori, nello sport come nella vita, rimane un modello che lo spettacolo sottolinea in tutta la sua sconcertante attualità. Lo sfondo della vicenda riporta alla luce la disumanità delle discriminazioni – qui l’origine ebraica del cattolico boemo Sindelar è solo un pretesto ricattatorio -, dei soprusi nei confronti di chi non si piega alle umiliazioni di un potere dispotico, ma anche all’affermazione dei principi di sovranità e identità contro ogni ingerenza degenerativa esterna, in opposizione alla pratica di un “vivacchiare” piegato alla volontà di un’autorità dispotica suprema che lede qualsiasi fonte di diritto e di libertà di scelta, atteggiamento assunto da Sepp Herberger, impersonato sul palco da un altrettanto convincente Mauro Negri. Rimane però a Leschiera nelle vesti di alto rappresentante della Gestapo l’epilogo drammatico rivelatore di questa tragica pagina storica dell’umanità, dove frustrazione e principio di autodeterminazione della Germania si trasmutano in negativo nel globalismo imperialista del Reich, divenendo di fatto il manifesto delle ragioni di una diversità soffocata nella violenza.

Ottima la volontà registica di soffermare l’attenzione sui soggetti in scena, solo in pochi casi insieme, esaltati dall’effetto luce di un faro mobile azionato dagli altri interpreti che sembrano in qualche modo tradurre un diverso punto di osservazione e risalto, processo enfatizzato da un trucco bianco sul volto di ognuno a emulo del fantasma di un archetipo. L’effetto ottenuto è quello di uno spettacolo ben realizzato, senza aloni o imperfezioni, toccante per interpretazione e suggestioni con il presente.

Se la morte di Sindelar fu attribuita dai tedeschi a una stufa e dagli austriaci ai tedeschi, la cornice rimane quella costituita dai “giochi di carta” di un potere effimero che alla fine si è sgretolato come un castello senza fondamento, e l’unica carta vincente è rimasta quella velina di Matthias, nel ricordo di un campione ancora oggi onorato in Austria, esempio di comportamento e monito contro ogni cieca e ignava obbedienza.

Giudizio: ****

 

TEATRO DEL SIMPOSIO

Giochi di carta di Luca Pasquinelli
Con Ettore Distasio, Mauro Negri, Francesco Leschiera
Regia di Francesco Leschiera

Assistente alla regia: Serena Piazza
Scene e costumi: Paola Ghiano e Francesco Leschiera
Elaborazioni e scelte musicali: Antonello Antinolfi
Grafica: Valter Minelli

Milano, Cortile delle Armi del Castello Sforzesco
Giovedì 11 agosto 2022 ore 21

INFO:
Sito web Teatro del Simposio