Foto: Maurits Cornelis Escher, Concavo e convesso / Convex and Concave, 1955, Xilografia, 27,50x33,50 cm., Collezione Giudiceandrea Federico, in mostra al Palazzo Albergati di Bologna fino al 19 luglio 2015
Foto: Maurits Cornelis Escher, Concavo e convesso / Convex and Concave, 1955, Xilografia, 27,50x33,50 cm., Collezione Giudiceandrea Federico, in mostra al  Palazzo Albergati di Bologna fino al 19 luglio 2015
Foto: Maurits Cornelis Escher, Concavo e convesso / Convex and Concave, 1955, Xilografia, 27,50×33,50 cm., Collezione Giudiceandrea Federico – All M.C. Escher works © 2015 The M.C. Escher Company. All rights reserved (www.mcescher.com)

Nello splendido scenario di Palazzo Albergati, edificio nobiliare del ‘500 sito nel centro storico di Bologna, attribuito all’architetto Baldassarre Peruzzi, adorno di affreschi sei-settecenteschi e recentemente restaurato dopo il rovinoso incendio del 2008, si articola l’antologica dedicata all’artista olandese Maurits Cornelis Escher

La mostra dedicata al pittore Maurits Cornelis Escher (1898-1972), prodotta da Arthemisia Group, patrocinata dal Comune di Bologna, in collaborazione con la M.C. Escher Foundation, curata da Marco Bussagli e dal collezionista (e massimo prestatore d’opere) Federico Giudiceandrea, conta più di 150 lavori (tra xilografie, litografie e disegni a matita), affiancati da supporti per laboratori didattici ed allestimenti che permettono al fruitore di rendere la visita interattiva e partecipata. Il percorso segue la vita dell’artista dagli inizi alla maturità e si articola in sei sezioni: La formazione: Escher, lʼItalia e lʼispirazione Art Noveau-Superfici riflettenti e metamorfiche -DallʼAlhambra alla tassellatura-Paradossi geometrici-Economia escheriana ed Eschermania.

Dalle xilografie degli esordi caratterizzate da un gusto decorativo in bilico tra Art Noveau e Simbolismo, Escher passa a ritrarre la natura (Soffione, Cavallette, Scarabei) ed i paesaggi della nostra Italia (Roma, la Toscana, l’Abruzzo, la Sicilia, la Calabria), paese in cui l’artista soggiornò tra il ‘23 e il ‘35 e che lui stesso definì “un posto benedetto”. Dopo una visita all’Alhambra di Granada nel ‘36, l’incisore rimase particolarmente affascinato dai mosaici del palazzo del ‘300: dalla suggestione che gli provocarono le tassellature moresche nacquero immagini interiori che egli tradusse in moduli di figure senza stacco su un piano che risentono dello stile Liberty. Nel frattempo, a causa del clima politico in Italia diventato per lui insopportabile, si ritirò nel Nord Europa – prima in Svizzera, poi in Belgio ed infine in Olanda- dove concepì quei lavori che lo resero celebre in tutto il mondo dominati da metamorfosi (tra le tante presenti in questa retrospettiva ricordiamo Otto teste, Cielo e Acqua, Metamorfosi),percezioni multiple, architetture disorientanti, prospettive esasperate, paradossi spaziali, inganni percettivi, giochi ottici, trucchi prospettici ed in cui introdusse le cosiddette “figure geometriche impossibili” quali il cubo di Necker, la scala di Penrose, il triangolo di Kanizsa (Salita e discesa, Cascata, Belvedere).

L’intero universo creativo di Escher è intriso di cultura visiva, seppur filtrata dal suo personalissimo sguardo: sono evidenti nell’intero percorso influenze Art Noveau, divisioniste, futuriste e dell’aeropittura(Giorno e notte), surrealiste (Castello in aria, Natura morta con specchio, Sogno, Mani che disegnano, Buccia, Vincolo d’unione)cubiste. E’ visibile la sua passione per la pittura medievale e rinascimentale (Sue giù, Casa di scale, Relatività, Stelle), la lezione assimilata dal grande Durer e dal romantico-neoclassico Piranesi; ma anche l’influsso esercitato dai mondi di Bosch (quegli animaletti, draghi, creaturine presenti in tanti suoi lavori sembrano scampati da un quadro di Hieronymus),le composizioni alla Brueghel, lo studio della Gestalttheorie e dei cristalli (quest’ultimo alimentato grazie all’amicizia con la docente Mac Gillavry e al fratellastro Berend George).

Un artista ed intellettuale complesso e sfaccettato, quello in mostra nel capoluogo emiliano, escluso dalla maggior parte dei manuali di Storia dell’Arte, ma da subito amato dai matematici, dagli hippies (che videro nel suo immaginario mondi psichedelici: cfr. Rettili, Sogno, Drago) e, come dimostrano le chilometriche file davanti alla biglietteria, ampliamente apprezzato dai contemporanei, consapevoli di quanti molti siano ancora a lui debitori (si pensi alla Optical Art e a graffitisti quali Haring) e di quanto abbia influito sull’immaginario collettivo, come dimostra ampiamente l’ultima tranche della monografia.

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Escher
Bologna, Palazzo Albergati Via Saragozza, 28
12 marzo-19 luglio 2015

INFO:
Tel. +39 051 0301015
www.palazzoalbergati.com