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Umberto Boccioni (1882-1916), La strada entra nella casa, 1911, Hannover, Sprengel Museum © futureofthebook.org A cent’anni dalla pubblicazione del Manifesto Futurista di F.t. Marinetti, ci si chiede cosa effettivamente, al di là delle legittime commemorazioni, rimanga di quell’esperienza nel contemporaneo, e come si ponga quindi nel diaframma storico che dalla Belle Époque conduce al nuovo millennio. Paradossalmente, alcune peculiarità di quell’esperimento sono forse di maggiore attualità oggi di quanto non apparissero semplicemente eccentriche allora – nella musica, nella comunicazione, persino nella cucina – e forse proprio a seguito del loro sviluppo nelle esperienze successive che le hanno in qualche misura rese fruibili a un più vasto pubblico: basti pensare, a tal proposito, a parecchie musiche da film, alla pubblicità, al bancone imbandito di un happy hour. Il punto da cogliere, in realtà, rimane nello spirito più propriamente artistico delle Avanguardie Storiche e del suo possibile manifestarsi nel presente al di là di alcuni elementi contestuali che indubbiamente devono essere storicizzati. Marinetti maturò la sua esperienza dopo essersi formato tra le suggestioni del simbolismo – lo stesso Paul Éluard, del resto, ammise successivamente che senza Rimbaud non si sarebbe mai arrivati al dadaismo, diretto epigono del Futurismo – ; oggi, si può forse agire e pensare nel superamento di neoavanguardie e postmodernismi mantenendo la soglia sensibile di una volontà sperimentatrice che dalla ricerca riesca a coltivare i semi ancora acerbi del nuovo secolo. E nella volontà espressiva di un “presente progressivo”, si conferma l’esprit poetico del Futurismo. Buona visione… Claudio Elli