Dalla Trilogia degli Scarrozzanti di Giovanni Testori, Eugenio Allegri interpreta Edipus per la regia di Leo Muscato
Eugenio Allegri, sul palco del Filodrammatici di Milano fino al 28 febbraio, è il capocomico di una compagnia di guitti che riscrive le opere classiche reinventandone i contesti in chiave popolare, rimasto solo a interpretare la tragedia di Edipus a seguito dell’abbandono da parte degli altri attori che hanno preferito intraprendere altre strade. “L’attor vegio” che doveva ricoprire le vesti di Laio è approdato in un gruppo di cabarettisti en travesti, mentre la prima attrice, regina Giocasta, ha sposato un mobiliere di Meda.
Appare al pubblico come l’archetipo del buffone, con tanto di clownesco naso rosso, seduto su una sedia da regista con la scritta “Fragile”. Avvalendosi di alcuni manichini, con una straordinaria interpretazione idiomatica metalinguistica e dialettale, simile a un grammelot con interazioni latine e imprecazioni del vulgo, il capocomico riveste tutte le parti, a partire da Laio, monarca di una Tebe unificata metafora dell’Italia unita, tiranno bigotto dalle vestigia pontificali, che processa miscredenti e omosessuali facendo saltare la loro testa. La regina è una donna bellissima asservita alle volontà del coniuge, della Sfinge, dell’Oracolo, al punto da avere acconsentito all’abbandono del figlio neonato per la sua presunta pericolosità.
L’uccisione di Laio da parte del discendente rinnegato Edipus, qui dai risvolti irriverenti, assume l’archetipo della vendetta. La successiva unione con Giocasta diviene un fremito d’inaspettato amore, un anelito di incestuosa libertà, come quella di un vitello che ritrova il ventre della vacca madre, l’impeto rivoluzionario acclamato da tutta Tebe destinato a finire immancabilmente nel sangue. Una vicenda che richiama con la sua dissacrante forza espressiva tutti i paradigmi della semantica testoriana, la tragicomicità beffarda di una satira sociale che sullo sfondo della trama sofoclea diviene urlo barbaro, il preludio insolente di un’alba mancata.
Nel contempo, come in tutta la Trilogia degli Scarrozzanti, scritta tra il 1974 e il 1977 e comprendente insieme a Edipus le opere Macbetto e Ambleto, emerge l’amore verso il teatro celebrato nonostante qualsiasi avversità, in quanto vettore di una poesia che traduce l’immagine mitografica di un sogno popolare nella burla spesso amara di un’esecrata realtà. Suggestione che Eugenio Allegri, grazie anche alle invenzioni registiche di Leo Muscato, riesce a trasferire nell’anima degli spettatori, unendo il divertimento e lo scherno alla proclamazione di un manifesto di resistenza teatrale.
Giudizio: ****
Produzione NidodiRagno/Pierfrancesco Pisani e OffRome
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Edipus di Giovanni Testori
Con Eugenio Allegri
Regia di Leo Muscato
Milano, Teatro Filodrammatici, via Filodrammatici 1
Dal 23 al 28 febbraio 2016
www.teatrofilodrammatici.eu