Foto: Ioseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI © Presidential Press and Information OfficeRisalgono al mese di dicembre le considerazioni, o meglio, le critiche alla stampa e ai mass media, in generale, rivolte dal pontefice Benedetto XVI. Se parlarne male sta diventando un esercizio di retorica (almeno quanto lo è sparare sulla Croce Rossa, in senso figurato, s’intende), è pur vero che talvolta sembra anche essere giustificato. In questo caso tuttavia si tratta di alcune considerazioni che stupiscono non tanto perché non sia stato necessario muoverle, quanto per il come, ovvero l’aspetto sia formale che dei contenuti. Ma forse è preferibile leggere che cos’è stato effettivamente dichiarato dal papa mentre rendeva omaggio, l’8 dicembre, alla statua dell’Immacolata.

«Il male ci rende insensibili» ha affermato «Nella città vivono o sopravvivono persone invisibili che ogni tanto passano in prima pagina ma vengono sfruttate fino all’ultimo». E poi «E’ un meccanismo perverso quello dell’informazione. Le città sono pericolose: prima nascondono e poi espongono. Senza pietà».

«Ogni individuo va accolto come persona, ogni storia umana è una storia sacra. La città siamo tutti noi, ciascuno contribuisce alla sua vita in bene e in male. Ciascuno di noi passa il confine tra il bene e il male e nessuno può giudicare gli altri. Piuttosto dovrebbe migliorare se stesso» continuando con «Non dobbiamo essere spettatori come se il male riguardasse gli altri, invece siamo tutto attori».

«Maria Immacolata ci aiuta riscoprire e difendere la profondità delle persone. Spirito e corpo sono coerenti nella Madonna, ci insegna la purezza e ad aprirci a Dio a partire dal cuore. A guardare con misericordia e amore specialmente quelli più soli, disprezzati, sfruttati. Voglio rendere omaggio a tutti coloro che in silenzio con i fatti si sfornano di praticare la legge dell’amore che manda avanti il mondo. Sono tanti qui a Roma che non fanno notizia, che sanno che non serve lamentarsi e rispondono al male con il bene. Questo cambia le persone e migliora la città. Prestiamo orecchie alla voce di Maria, ognuno di noi possa trovare la grazia a partire dal cuore dalla vita. Grazie Madre Santa per il messaggio di speranza, grazie per la silenziosa ma eloquente presenza nella città».

Che il male tenda a renderci insensibili è un fatto vecchio come il mondo, e come al solito, a prescindere dall’essere o meno giornalisti, o credenti, sarebbe comunque dovere di ognuno di noi evitarlo. Che poi vi sia anche la volontà di rendere protagonisti gli “invisibili”, così li ha definiti il pontefice, alle volte utili solo a chi racconta storie, anche questo è vero. Di contro è altrettanto verosimile che proprio in questi ultimi anni dall’illustre sconosciuto senza arte né parte a chi ricopre cariche di ogni ordine e grado (gerarchie ecclesiastiche incluse), volendo prendere due esempi tra loro estremi, spesso passano sotto i riflettori della cronaca per fatti marginali, come per esempio gemellaggi tra scuole di paesini italiani con villaggi ucraini, trasmessi al telegiornale regionale magari subito dopo gravi fatti di cronaca. It is in some ways similar to mylot in that it will motivate, inspire and show you exactly how you can go natural and resolve your issue to the full satisfaction of yourself and your partner then you should click here now order cheap levitra probably have a chat with them. If you find that your PE is psychological, then you need help, too. viagra no prescription cute-n-tiny.com Now, there will not be any problem in that or any disorder, which people not easily share buying viagra in uk with anyone, that results in wrong treatment or big problem in the end. Their amazing portable hookah is a combination of the two, there is treatment available to keep the symptoms at bay, essentially putting the disease levitra online no prescription in cheap but effectively. Altre volte viene dato ampio spazio addirittura a non-fatti, vedi il collare cane di Paris Hilton (!) o ai seni rifatti di una quasi sconosciuta. Il quarto d’ora di narcisistica celebrità pronosticato da Warhol che non risparmia niente e nessuno, di cui il boom di gossip & reality show ne sono l’esempio estremo. D’altronde, la cronaca delle quisquilie senza importanza, o la memorabile Terza Pagina culturale del Ventennio, sono sempre state funzionali al potere per evitare di raccontare i fatti che davvero contano, e magari anche per evitare di discutere sulle magagne del suo operato.

Sulla considerazione poi che «Le città sono pericolose: prima nascondono e poi espongono. Senza pietà» sarebbe stato interessante approfondirne un po’ il significato, francamente piuttosto ermetico, che personalmente ammetto di non avere capito. Ergo, cosa centrerebbe l’informazione con la sicurezza nelle città? Non sarebbe il caso vedersela con chi nelle municipalità straparla di ronde, tolleranza zero, sindaci sceriffi e di altre trovate propagandistiche demenziali? O non è un caso che Benedetto XVI abbia posto in essere quelle affermazioni proprio quando era in compagnia di un Primo Cittadino, il sindaco di Roma, onorevole Gianni Alemanno?

Sul meccanismo perverso dell’informazione c’è poi tutta una letteratura, e un giornalismo, che si è interrogato, e si interroga riconoscendo la gravità del problema, senza però venire mai a capo di nulla. Si può dire che anche l’informazione è come il vino, ossia ce n’è un po’ per tutti i gusti, e per tutte le tasche. E anche in questo caso abbiamo dell’ottima informazione con il giusto rapporto qualità/prezzo, come per esempio quella fornita dai maggiori quotidiani, al nulla mediatico caro a certa televisione, fondato su personaggi ancora più nulli nell’essere come nell’agire, fino alla bassa macelleria o alla dis-informazione, come nel caso di certi reportage (e ci vuole un bel coraggio a definirli tali) dai peggiori teatri di guerra. Anche in questo caso a fare la differenza sono le scelte del singolo, e anche della realtà per chi lavora.

Nulla da eccepire poi con la credenza mariana, che sicuramente è un buon modello non solo per chi crede. Ma anche in questo caso non si capisce bene la sfuggente contrapposizione tra l’opera della vergine con il lavoro, spesso ingrato, dei travet che riportano quello che accade quotidianamente. Un nesso, quello tra l’informazione e la madre di Cristo, comprensibile forse solo a chi indossa l’abito talare? Inoltre, chi racconta il mondo, pur all’interno di certi limiti, ne deve, e sottolineo deve, dire anche il male, che è ben altra cosa rispetto al perpetrarlo. Risulta abbastanza facile comprendere il motto secondo cui fa più notizia un albero che cade rispetto a una foresta che cresce, ma non raccontare che l’albero cade è un’omissione bella e buona. E purtroppo per ogni albero che si schianta non sempre ci sono altrettante foreste che crescono.

Se la nostra attuale realtà è in crisi sotto molteplici profili, anche i media, e chi vi lavora all’interno, in quanto non solo spettatori ma dunque attori, possono avere contribuito a crearla. Ma è abbastanza stupido pensare che la responsabilità delle crisi sia di chi racconta le cose, e in particolar modo quando sono pessime. Per fare un esempio addirittura grossolano, ma utile, non è certo Roberto Saviano ad avere inventato la camorra! A dispetto di chi, come il giocatore Fabio Cannavaro, vorrebbe parlare di altro.

Di critiche all’informazione se ne potrebbero fare parecchie, dalla parzialità legata a certi gruppi di potere, vedi lobby di fatto, al necessario grado di indipendenza e onestà, non solo intellettuale, che chi informa non sempre mantiene. Noi stessi giornalisti poi, almeno ogni tanto, potremmo farci un esame di coscienza, ed evitare di sorvolare sul pessimo lavoro di alcuni nostri colleghi, oltre al nefasto principio: “cane non morde cane”.

Il vero rammarico di questa vicenda è che si è trattata dunque di un’occasione di critica sprecata. Senza dimenticare mai che il pontefice, quando non parla ex cathedra (ossia su questioni teologiche riguardanti il Dogma, un’infallibilità conferitagli dall’intervento dello Spirito Santo, ndr) può sbagliare proprio come qualsiasi altro essere umano.