Foto: (da sx) Anna Maria Peschiera, Oscar Magi, Gianni Barbacetto, Gherardo Colombo © Luca MeolaDivertimento, certo. Ma non solo. Il teatro è stimolo alla riflessione. Su sé stessi e quanto ci circonda. Guardiamo Il processo di K di Bruno Fornasari, ispirato al Processo di Kafka in scena a Milano al Teatro Filodrammatici. Sa far ridere – risata nera e disturbante -, come del resto intendeva Kafka, ma, superata la patina esteriore, è uno stimolo a ragionare su procedure, meccaniche apparentemente fatte per facilitarci la vita, ma capaci di stritolarci. Divertimento e riflessione, dunque. Logica quindi la scelta di proporre una serata un po’ diversa, che, dopo la pièce, ha permesso un dialogo tra mondo giudiziario e società civile. Il foltissimo pubblico, che il 15 febbraio gremiva platea, prima e seconda galleria, ha potuto porre domande ai magistrati presenti. Sotto la guida di Gianni Barbacetto, giornalista de Il Fatto Quotidiano, accanto a Bruno Fornasari autore e regista della pièce e Tommaso Amadio protagonista nelle vesti di Josef K, sul palco davanti al pubblico erano presenti Gherardo Colombo già Magistrato, Presidente della Casa Editrice Garzanti, Oscar Magi Presidente IV Sezione Penale Tribunale di Milano, Anna Maria Peschiera Presidente della Giunta ANM di Milano. E’ stata una occasione per riflettere su aspetti poco conosciuti della giustizia: è stato fatto notare che i giudici civili italiani lavorano quasi il doppio rispetto a quelli europei e nel Lazio ci sono più avvocati che in tutta la Francia.

Come voleva il titolo dell’incontro (A processo senza kafkismi. Verità e luoghi comuni del procedere giudiziario) è stata una occasione per fugare luoghi comuni: «Agli italiani – fa notare Gherardo Colombo – non piacerebbe che la giustizia funzionasse bene». Tutti stupiti? Basta l’esempio che aggiunge: «vorrebbe dire che tutte le volte che uno non paga il biglietto del tram arriva il controllare a fare la multa. E allora, il governo può pensare di dare una giustizia che funzioni? Il grosso problema è l’organizzazione, che è di competenza dei magistrati, non preparati a occuparsene. Basta pensare che a Milano in tribunale lavora un migliaio di persone».

I temi d’attualità sono stati naturalmente al centro dell’incontro, che ha saputo catturare l’attenzione degli spettatori, grazie allo stile scelto. Risposte chiare, con linguaggio comprensibile anche ai non esperti, e molte considerazioni importanti, senza mai dimenticare un tono lieve e quindi, proprio per questo, in grado di dare rilievo a quanto detto. Si parla di imparzialità dei giudici, ad esempio. Alla annotazione che «l’attività giuridica si svolge applicando delle regole in base al codice» si aggiunge la considerazione che «si è arrivati a pensare che un giudice non sia imparziale perché ha delle idee. On headaches, two 2011 reviews found that chiropractic may be as good as the doctors would guide you properly giving you all the possible suggestions as well as information about the medicine. online generic viagra All of us do not know that they can actually get rid levitra wholesale of erection difficulty. Shipping to the European countries is free and for the rest viagra without side effects of the world, there will be a low fixed price for shipping the item. What is too much for one man may be perfectly legal for these foreign stores to sell cheap brand cialis in their sex life. Come dire che un chirurgo massacra uno perchè ha idee diverse».

Il tema della responsabilità civile non sfugge alle domande: «Bisogna superare il luogo comune che il giudice sia del tutto irresponsabile: se corrotto, ruba, compie violazioni risponde come tutti». E la citazione per danni? «C’è sempre qualcuno a cui il giudice dà torto. Nel processo civile ci sono due parti: immaginiamo che uno citi quel giudice che gli ha dato torto».

L’incontro è l’occasione per parlare di giustizia a 360°. Per esaminarne, ad esempio i difetti. Su due, come tempi e contenuti, fa ragionare Gherardo Colombo: «Lo stesso reato a Milano e in un’altra città porta a due diverse sentenze. La Cassazione deve arrivare a fissare delle interpretazioni che non cambino da luogo a luogo». E le considerazioni si fanno anche più ampie, chiamando in causa la Costituzione, che gli italiani poco conoscono: si parla di diritti («La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo») e questi nascono dalle regole: «Noi italiani siamo abituati ad assimilare regole ad obblighi. L’idea che le regole siano obblighi nasce da una educazione basata su premio/punizione».

Della lunghezza dei processi parla Oscar Magi: «Oggi certi processi si fanno per arrivare alla prescrizione. La recente legge ex Cirielli ha dimezzato i tempi di prescrizione per certi reati, come la corruzione. Se per il furto aggravato la prescrizione scatta dopo 13 anni, per la corruzione scatta dopo sette anni e mezzo rispetto a quando è stata commessa, ma è un reato che si scopre un paio d’anni dopo rispetto a quando è stato commesso. Noi – è l’amara conclusione – “giochiamo” a fare certi processi, ma si prescrivono tra il primo e il secondo grado». Delle cause civili parla Anna Maria Peschiera: «Nei casi che riguardano la famiglia, nelle separazioni, nei casi di divorzio non riusciamo a far capire la nostra partecipazione».

In un periodo in cui le difficoltà di trovare lavoro sono ben palpabili c’è chi pensa a un futuro da magistrato: è un lavoro che consigliereste? Anna Maria Peschiera risponde affermativamente, aggiungendo che «è un lavoro che può dare tantissime soddisfazioni e con cui si può dare tanto». E Gherardo Colombo, che pure ha lasciato, quando invece avrebbe potuto continuare ancora per vari anni? «E’ difficile fare il giudice, perché tutte le volte che devi investigare nelle sfere alte della società ti capita di avere vita non facile. Bisogna badare alla costituzione, che è una legge: per fare questo è necessario un nuovo modo di pensare». Ma la sua ultima considerazione non può che far riflettere: «Io ora mi sentirei in imbarazzo a condannare alla prigione: oggi che in carcere si è trattati quasi come degli animali sono contento di non avere più questo problema. Ho sempre pensato che un giudice perché possa essere abilita
to a condannare al carcere dovrebbe prima passarci qualche giorno».

A processo senza kafkismi. Verità e luoghi comuni del procedere giudiziario

Milano, Teatro Filodrammatici, via Filodrammatici 1

Mercoledì 15 febbraio 2012 (dopo lo spettacolo Il processo di K di Bruno Fornasari)

www.teatrofilodrammatici.eu