Foto: Carlo Pedersoli in arte Bud Spencer (Napoli, 31 ottobre 1929 – Roma, 27 giugno 2016)
Foto: Carlo Pedersoli in arte Bud Spencer (Napoli, 31 ottobre 1929 – Roma, 27 giugno 2016)
Foto: Carlo Pedersoli in arte Bud Spencer (Napoli, 31 ottobre 1929 – Roma, 27 giugno 2016)

Si è spento serenamente a Roma il noto attore Bud Spencer, alias Carlo Pedersoli, 86 anni compiuti. Una vita decisamente piena sia come atleta sia come artista

Tutti lo ricordano senz’altro per i film in coppia con Terence Hill, ben sedici insieme. Ma pochi sanno, o sapevano, del suo talento e della poliedricità in ambito sportivo, che lo hanno portato ad essere in gioventù un ottimo nuotatore e non solo, il primo italiano a infrangere la barriera del minuto (59 primi e 30 secondi) nei 100 metri stile libero a nuoto. E uno dei pochi a cimentarsi in ben tre Olimpiadi, quelle di Helsinki del ’52, di Melbourne del ’56 e di Roma 1960. Nonché a vincere con la Nazionale i giochi del Mediterraneo a Barcellona nel 1955, in una disciplina assai differente come la pallanuoto. Uno sportivo a tutto tondo, che durante gli studi universitari non perse l’occasione di provare anche il rugby, come seconda linea.

Ma Bud, pardon Carlo è stato un poliedrico anche come attore e artista, dalla prima comparsata in “Quo Vadis”, al primo ruolo vero sotto la direzione di Monicelli in “Un eroe dei nostri tempi” del 1955, fino alla sperimentazione in generi diversi come il thriller “Quattro mosche di velluto grigio” di Dario Argento nel ’71 e il dramma di denuncia civile “Torino nera” di Carlo Lizzani, nel ’72. In mezzo la fortunata epopea western di “Lo chiamavano Trinità” (1970), e il sequel “… continuavano a chiamarlo Trinità”, che lo ha definitivamente lanciano nel mondo del cinema in coppia con Terence Hill, alias Mario Girotti. Sodalizio che li ha portati a girare insieme, tra gli altri, “… più forte ragazzi!” nel 1972, “… altrimenti ci arrabbiamo!” nel ‘74,  “Io sto con gli ippopotami” nel ’79 e “Miami supercops” nel 1985. E in parallelo gira da solo, tra il 1975 e il 1980 la tetralogia di “Piedone” lo sbirro napoletano, per la regia di Steno.

Ma al di là della sua vasta bibliografia cinematografica e, a fine carriera, televisiva – vedi le serie degli anni ’90 “Big Man” e “Detective Extralarge” – Carlo Pedersoli ha dato un apporto prezioso al western all’italiana prima, e alla commedia poi, inventando letteralmente, assieme al compagno Girotti, un genere comico che ha accompagnato generazioni di ragazzi e non solo, a furia di sganassoni, gag e sedie rotte. Il tutto condito da tanta ironia, e mai veramente violento, anzi. Tutto finisce sempre a tarallucci e… fagioli.

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Bud Spencer, nome d’arte che omaggia la birra Bud e l’amato Spencer Tracy, è stato prima che attore versatile uno sportivo versatile, oltre che autore di testi per canzoni con un discreto successo. Ma è stato anche un uomo versatile, amante dello sport, ma anche studente di profitto; uomo di spettacolo, ma anche operaio e bibliotecario; italiano, ma anche uomo del mondo, con le sue molteplici esperienze di vita all’estero; uomo di successo, eppure uomo tutto dedito alla famiglia. «Un uomo di valori che amava la famiglia – ha dichiarato l’amico e collega Lino Banfi – Era il primo argomento di cui mi parlava le rare volte che ci incontravamo» (fonte: “lapresse.it”).  Ed era anche un uomo di vera fede, come quando disse «nonostante il mio peso mi sento piccolo di fronte a quello che c’è intorno a me» (fonte: “Il Messaggero”).

Lui era tutto questo. Che poi fosse versatile ce lo raccontava Pedersoli stesso. «Nella mia vita ho fatto di tutto, ma proprio di tutto – raccontava – Solo due cose non ho potuto fare: il ballerino classico e il fantino» (fonte: repubblica.it). Sotto questo aspetto lo conoscevano in pochi. Carlo Pedersoli aveva un umorismo e un’ironia unici. Come quando scherzava sulla propria stazza: «Non ho mai rincorso le donne degli altri perché non riesco ad entrare negli armadi, quando i mariti tornano all’improvviso» (fonte: “il messaggero.it”).
Ecco, oltre alle risate nel ricordare i finti “cazzottoni” e le finte sedie che si rompevano addosso al granitico omone senza scalfirlo, a noi piace ricordarlo anche per la sua ironia ed auto-ironia. Lui era grande anche per questo.

Addio, Bud. Anzi, arrivederci.