Il bosone di Higgs è il mediatore del campo omonimo che definisce la massa delle particelle, degli atomi e, quindi, della materia stessa che costituisce l’universo. E’ l’ultimo componente indispensabile per avvalorare la teoria, nota come Modello standard, che rappresenta il fulcro della fisica contemporanea e contempla l’esistenza di dodici particelle elementari strutturate su due gruppi, i quark ed i leptoni, che sono di fatto i veri e propri mattoni della materia. Il Modello standard prevede, inoltre, un’altra serie di dodici particelle che sono i messaggeri delle tre forze della natura, dette forte, elettromagnetica e debole, che operano nell’infinitamente piccolo e comprendono, ad esempio, i componenti elementari della luce, chiamati fotoni, e i gluoni, che intervengono nel congiungere fra loro i mattoni della materia, come i quark all’interno del nucleo dell’atomo. In pratica queste 24 particelle possono iniziare ad interagire fra loro e, rallentate dall’attrito, non viaggiare più alla velocità della luce acquisendo così una massa proprio grazie al bosone di Higgs, l’elusiva particella elementare sfuggita negli ultimi cinquant’anni a tutte le ricerche che forse oggi è stata finalmente trovata, o quanto meno è più chiaro dove cercarla.

La notizia è stata data di recente al CERN di Ginevra, sotto i riflettori dei media di tutto il mondo, da due fisici italiani che dirigono gli esperimenti ATLAS e CMS sull’acceleratore di particelle più potente mai costruito dall’uomo, il Large Hadron Collider (LHC). Questa macchina, estremamente sofisticata, che ha una circonferenza di 27 chilometri ed è adagiata nel sottosuolo di Ginevra a cavallo con la Francia, fa collidere fasci di protoni accelerati a velocità prossime a quelle della luce, raggiungendo elevatissimi valori di energia a cui è possibile osservare le particelle fondamentali e primordiali dell’universo.

In due anni di lavoro sono stati analizzati ben 300 milioni di miliardi di urti fra particelle avvenuti dentro l’acceleratore, con evidenza però di pochi eventi, così come vengono chiamati in fisica nucleare gli scontri fra particelle elementari, compatibili con l’esistenza di Higgs: 12 o 13 su svariati miliardi. Best Ways To Be Beautiful order cheap viagra see this shop Do your hear. Last Longer in Bed Than Ever Before Premature ejaculation plagues tadalafil free more men than is really known. As you may already know, there are many hair loss drugs out there, but so far there are only cheap cialis you can find out more two that are approved by the FDA. So, this is the modern invention of Kamagra tablets let ED patients check that cialis side effects take a sigh of relief. Pochi, dunque, ma che potrebbero essere, nella speranza di tutti, un ulteriore importante passo nel cammino della scoperta che porterebbe i fisici a capire perché la materia abbia una particolare proprietà, che a noi pare del tutto naturale, ovvero la massa. Quando si arriva ai livelli infinitesimali, in cui particelle e onde elettromagnetiche sembrano appartenere alla stessa realtà, pare che per spiegare la massa serva l’esistenza di questo bosone, previsto dal fisico Higgs nel 1964 e impropriamente chiamato la “particella di Dio” perché in grado di interagire con tutte le particelle, che potrebbe proprio esistere e va cercato fra 115,5 e 131 GeV (Giga o miliardi di elettronvolt). Grazie alla famosa formula di Einstein, E=mc2, energia e massa sono equivalenti e possiamo dichiararlo in modo forse un po’ più familiare: va cercata una particella di massa probabilmente pari a 126 volte quella del protone, ossia quello che sui libri ed enciclopedie viene indicato come un componente fondamentale del nucleo degli atomi assieme al neutrone.

Naturalmente questi dati non provano in maniera definitiva l’esistenza del bosone e, come mai in questi casi, la prudenza è d’obbligo, ma solo forti indizi circa la sua presenza che si spera possano trovare conferma a breve. Senza questo bosone le particelle non potrebbero avere massa e cosa ne sarebbe del nostro universo è tutto da stabilire. Se invece lo avessero davvero trovato, sarebbe una delle più importanti scoperte nel campo della fisica degli ultimi decenni e potrebbe rappresentare la chiave di svolta per andare oltre, verso una teoria in grado di spiegare anche l’ultima, e forse più importante, forza della natura rimasta ancora fuori dal Modello standard: la forza di gravità, quella che tiene unite miliardi di stelle entro una galassia o che fa cadere a terra un oggetto lanciato in aria.