Foto: copertina "Beethoven e la ragazza coi capelli blu"
Foto: copertina "Beethoven e la ragazza coi capelli blu"
Foto: copertina libro © Mondadori

Come raccontare, attraverso le storie dei musicisti, in tutte le sue diversificazioni, che la musica è una, e una sola, potrebbe anche essere un sottotitolo di Beethoven e la ragazza coi capelli blu, lavoro letterario scritto dal maestro Matthieu Mantanus , per la cronaca direttore d’orchestra e pianista svizzero noto al grande pubblico per la sua partecipazione a “Che fuori tempo che fa”, nonché collaboratore con l’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano. Si narra di una bassista, Anna, la ragazza dal ciuffo blu del titolo, che sostituisce un bassista protestato per i suoi eccessi all’interno di una rock band, i Red Heaven. Di lì a poco il frontman della formazione, Mark, scopre che la musicista in questione è prima di tutto una contrabbassista, e da quel momento, per alcuni giorni, inizia un percorso comune fondato sul dialogo reciproco all’interno della storia della musica.

Dal Beethoven del titolo a Schubert, Schumann, Cajkovskij, fino a Debussy e Stravinskij, senza dimenticare il celebre direttore d’orchestra Lorin Maazel (nella realtà in qualche modo anche maestro dello stesso Mantanaus, ndr), autore dell’opera “1984” (tratta dal capolavoro letterario di George Orwell), si accede a un itinerario costantemente in bilico tra passato e presente, di quest’ultimo i riferimenti ai Queen di Freddy Mercury, a George Gershwin, Andrew Lloyd Webber, a Emerson Lake & Palmer e agli Yes, in cui si incastrano perfettamente anche le vicende personali di entrambi i protagonisti.

Come intelligentemente affermato da Benedetta Tobagi durante la prima presentazione del libro (il 18 marzo scorso, presso la Feltrinelli di Piazza Piemonte a Milano), mutatis mutandis la sua struttura potrebbe ricordare un po’ “Il mondo di Sofia” (di Jostein Gaarder, edito nel ’91), un trattato sulla filosofia confezionato come un romanzo giallo. Un escamotage questo che permette all’autore di raccontare un’avvincente vicenda in cui la musica deve necessariamente uscire da categorizzazioni di genere, se non altro perché quest’arte dovrebbe essere intesa come un albero di circa 2000 anni in cui la cosiddetta classica rappresenta un fondamentale e prezioso passato da preservare, e certamente da non snaturare mai, ma soltanto una parte del tutto, e non un genere a sé stante. Inoltre, per quanto a seconda dei diversi tipi tipi di musica sia necessario un diverso grado di ascolto, la preparazione non deve essere l’essenziale conditio sine qua non per la sua fruizione, se non altro perché per prima cosa sono le corde emotive di ognuno di noi che devono essere toccate durante l’ascolto di un qualsiasi brano, anche senza necessariamente sapere chi l’ha scritto, perché e in quale epoca.

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Un altro pregio di questo racconto, che in qualche modo si lega a quello che dovrebbe avvenire successivamente, ossia l’apprendimento, è raccontare che l’arte musicale è indissolubilmente legata alla realtà specifica di un contesto storico e sociale. Come emerso anche durante la presentazione, se in un certo momento storico le formazioni richiedevano un grande numero di musicisti e solo dopo un paio di decenni le stesse venivano ridotte all’osso, così in ambito sinfonico ma anche nel jazz e nel rock, è perché anche in campo artistico, facendo di necessità virtù, le congiunture economiche così come l’avvento della tecnologia hanno influenzato quest’ambito, così come i suoi musicisti.

Questo libro, scritto con una prosa spigliata che arriva direttamente al lettore, anche a quello che magari di musica sa poco, è un intelligente strumento divulgativo che si potrebbe impiegare ad uso didattico non soltanto nelle scuole di musica.

Matthieu Mantanus- Beethoven e la ragazza coi capelli blu – Mondadori – € 18,00