Foto di scena: Arancia meccanica, al Teatro Carcano di Milano dal 13 al 24 aprile 2016
Foto di scena: Arancia meccanica, al Teatro Carcano di Milano dal 13 al 24 aprile 2016
Foto di scena: Arancia meccanica © Fondazione Teatro di Napoli ©Teatro Carcano Milano

Il capolavoro di Anthony Burgess sulla libertà di scelta in un adattamento teatrale scritto dallo stesso autore

In scena al Teatro Carcano di Milano fino a domenica 24 aprile, Arancia meccanica, spettacolo prodotto dalla Fondazione Teatro di Napoli con la regia di Gabriele Russo, ripropone lo sconcertante e fantapolitico testo sulla libertà di scelta in un adattamento dell’omonimo romanzo del 1962 scritto dallo stesso autore  Anthony Burgess tre anni prima della morte, avvenuta nel 1993.

L’inizio è inquietante. Il protagonista Alex DeLarge, interpretato da Daniele Russo, è sottoposto alla terapia Ludovico, costretto quindi a un condizionamento che lo porta a odiare qualsiasi forma di violenza e la musica dell’adorato Ludwig Van Beethoven con la quale associava i suoi atti criminali, trasformandolo in un’arancia “meccanica”, o meglio ancora a orologeria, un frutto spremuto incapace di reagire per l’assenza della capacità di discernimento. Da questa scena, l’analessi, il racconto della sua esperienza passata di teppista.

Eccolo quindi al Korova Milk Bar con i suoi amici drughi. Lo slang utilizzato tra loro è il Nadsat, un inglese contaminato dal russo. Lo stesso nome del locale, Korova, in russo significa “mucca”, elargitrice di quel Latte + di cui la banda si nutre, latte rinforzato con qualche droga mescalina che porta i giovani all’esercizio dell’amata ultraviolenza.

Nella gang, oltre ad Alex ci sono Georgie e Dim, rispettivamente interpretati da Alessio Piazza e Sebastiano Gavasso. La trasposizione teatrale prevede un elemento in meno rispetto al romanzo e al film di Stanley Kubrick, ma le imprese criminali commesse sono le medesime. Gli episodi dell’aggressione al clochard, interpretato da Alfredo Angelici, la devastazione nella villa dello scrittore Alexander (Bruno Tramice), alter ego dell’autore, e la violenza sessuale alla moglie (Martina Galletta), fino all’omicidio di un’eccentrica vecchia signora nella sua abitazione, azione che, grazie ai suoi stessi compagni con i quali aveva già avuto un alterco per la leadership del gruppo, costa ad Alex l’arresto, si susseguono accompagnate dalle efficaci scenografie di Roberto Crea e le suggestive musiche di Morgan, al secolo Marco Castoldi.

Particolarmente significativo il gioco prospettico della casa di Alexander, evocativo della centralità della scena nel racconto, come ad effetto l’interno del Korova Milk Bar, una location insieme nutrice e ricettacolo dei deliri di violenza di Alex e il suo gruppo.

La seconda parte dello spettacolo è esplicativa del leitmotiv del testo, la capacità di discernimento dal bene e dal male che non può quindi essere derivata da nessun tipo di condizionamento. Il monito del sacerdote del carcere diviene dopo il trattamento psicoterapeutico la profezia di un’incapacità del protagonista di reagire alle avversità e soprusi sulla sua persona, siano essi fisici siano di tipo psicologico come quando viene disdegnato dai genitori e in particolare dalla madre, interpretata da Paola Sambo.

La vendetta di Alexander che ospita il ragazzo nella sua villa dopo aver subito violenze da parte dei suoi ex amici drughi divenuti poliziotti, dal quale viene riconosciuto come il responsabile della violenza alla moglie suicida dopo avere cantato Singing in the rain – un omaggio a Kubrick non presente nel romanzo –, è in fondo il pretesto politico per una riconversione dei valori, che riporta Alex nella sua dimensione naturale originaria.

Nella poetica di Burgess sono presenti i contenuti orwelliani di uno Stato dominatore delle coscienze. In fondo è sempre il governo che decide il condizionamento come l’annullamento dei suoi effetti, situazione resa nello spettacolo in un costante sgretolamento delle situazioni vissute da Alex e la graduale scomparsa e metamorfosi dei personaggi surreali che l’hanno accompagnato, grazie anche a un cast di attori che, a parte gli interpreti della banda, ricoprono diversi ruoli.

Un lavoro, quello della compagnia napoletana, che ripropone un testo sconvolgente fin dalla sua apparizione e che non cessa ancora oggi di far discutere e riflettere, anche perché, dietro i buonismi e le posizioni perbeniste, si può nascondere sempre l’origine del male e l’alterazione della propria consapevolezza. Oggi come ieri, la capacità di discernimento può essere sempre compromessa da un sistema che preferisce soddisfare la demagogia di un presente distorto, piuttosto che alimentare negli individui la cognizione di sé.

Giudizio: ***
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Produzione Fondazione Teatro di Napoli

Arancia meccanica (A Clockwork Orange) di Anthony Burgess
Con Daniele Russo, Sebastiano Gavasso, Alessio Piazza, Alfredo Angelici, Martina Galletta, Paola Sambo, Bruno Tramice
Regia di Gabriele Russo

Scene: Roberto Crea
Costumi: Chiara Aversano
Luci: Salvatore Palladino
Musiche: Morgan

Milano, Teatro Carcano, Corso di Porta Romana 63
Dal 13 al 24 aprile 2016
www.teatrocarcano.com